Chi andrebbe fucilato?

In terra veneta, alla ribalta sui media nazionali dopo l’alluvione che ha devastato territori e comunità, accade anche che qualche esponente leghista si permetta di sostenere che in certi casi si dovrebbe applicare la legge marziale. E’ quanto sostiene Muraro subito spalleggiato da Gentilini, già famoso per le sue sparate razziste e xenofobe. Gli illustri politici leghisti hanno parlato di “fucilazione sul posto” commentando alcuni episodi di sciacallaggio ad opera di alcuni migranti. Furto, tra l’altro, smentito il giorno seguente: a quanto pare stavano rovistando tra i rifiuti. L’equazione migranti = malavita, malavita da reprimere preventivamente arrivando a sostenere la loro uccisione non è una novità e pare invece appartenere a buona parte dell’elettorato leghista. I ladri, coloro che rubano, vanno tolti di mezzo. Vi ricordate il manifesto leghista di qualche tempo fa che sosteneva che è “legittimo torturare i clandestini”?
Seguendo la logica leghista dovremmo compiere una strage.

Potremmo partire da Maroni e dalla sua sanatoria, vera e propria truffa ai danni dei migranti che hanno sborsato la bellezza di 500 euro per poter rimanere in Italia per poi in realtà venire cacciati perchè di loro non c’era più bisogno.

Potremmo continuare parlando dei milioni di contratti di lavoro precari e parasubordinati che permettono ai datori di lavoro di trattare persone come merci, non riconoscendo diritti e pagando stipendi da fame. Mezzo legale per derubare. Qui la lista delle teste che cadrebbero si allunga decisamente.

Restando in terra veneta potremmo parlare di come le logiche economiche funzionali agli interessi di pochi nuociano alla maggioranza, leghisti compresi. Sono anni che il territorio viene deturpato e cementificato così, mentre il setore delle costruzioni vola, la collettività subisce le ricadute territoriali di tali speculazioni che si tramutano, complice la voluta assenza di tutela e pianificazione delle comunità, in allagamenti, smottamenti e frane. Coloro che comodamente seduti in poltrona che per gli alluvionati hanno persino donato due gettoni di presenza in giunta regionale (percepiscono il rimborso per ogni presenza oltre che svariati migliaia di euro di stipendio mensili) farebbero meglio a starsene zitti, in primis i leghisti che tengono strette le redini della regione.

Sarebbe ora di smetterla con i miti e le leggende, con la presunta identità venetà di cui andare orgogliosi (sapendo che mi faccio prendere in giro da dei politici ignoranti tanto orgoglioso non lo sarei) e rivolgere l’attenzione invece ai reali problemi che affliggono il nostro tempo. Problemi concreti, che colpiscono anche i leghisti e alla cui base non vi altro che lo sfruttamento perpetrato sugli altri uomini. I confini non sono che dentro il nostro cervello, dovremmo avere il coraggio di fare una volta tanto “il passo più lungo della gamba” e provare a costruire qualcosa di completamente nuovo.

Araneici e Araneichi

Sulla violenza dello Stato a Brescia

Lunedì 8 novembre ore 8:00 del mattino, temperatura esterna 4°, temperatura della villa del ministro degli interni 25° . La cameriera padana (?!) porta la colazione in camera al ministro Maroni, il ministro dal suo letto chiama la questura di Brescia: “tirate giù quei pezzenti a tutti i costi, con tutte le grane che abbiamo al governo ci manca anche lo show di questi che si mettono a ballare il bunga bunga!”. E’ stata una dura notte insonne per il ministro Maroni… la cameriera si è dimenticata di abbassare il termostato dell’intera casa…

Devono aver turbato i sonni leghisti i sei immigrati che da otto giorni stazionano alla meglio su una gru in centro a Brescia. D’altronde, non è proprio il momento adatto per simili “scenate”. I farabutti in parlamento si devono preparare all’ennesima farsa elettorale, il loro apice della democrazia?! Inoltre devono far i conti con l’ennesima inondazione, figlia dei fiumi di cemento e dell’ignoranza topografica che sta distruggendo, per il profitto di pochi, la terra in cui viviamo, quel territorio che a loro piace tanto finchè rimane una pretesto retorico e una risorsa da depredare. Insomma non era proprio il momento! E lunedì è arrivata quasi puntuale la risposta dei burattini del potere: tante botte e censura.
Quando la paura è tanta la risposta dello Stato è sempre la stessa.

Sono stati una trentina i fermati a cui va la nostra solidarietà, così come va a tutti gli invisibili costretti ogni giorno alla paura di essere deportati e incarcerati perchè qualcuno ha deciso che quell’aria che respirano e la terra che calpestano non dev’essere loro.

Infine al vicequestore Ricifari, che ha la pretesa di usare la parola “lavorare in pace” per reprimere, manganellare e deportare nei lager le persone, auguriamo con tutta la cattiveria di cui siamo capaci che i soldi che percepisce vadano in spese mediche inutili.

Araneiche e Araneici

Due pesi, due misure

Lo scorso 13 settembre, in occasione del rituale Padania Day a Venezia, un manipolo di leghisti bergamaschi, in stato di esuberanza alcolica e razzista, entrarono in un bel locale nel centro di Venezia, da tempo gestito da alcuni immigrati, che già l’anno precedente era stato teatro di una scena analoga: altri leghisti, dopo aver mangiato e bevuto, se ne erano andati via senza pagare il dovuto. Quest’anno gli squadristi bossiani invece prima hanno virilmente quanto pesantemente importunato due giovani clienti americane, poi perché erano stati allontanati dai titolari decisero di spaccare tutto e mandare all’ospedale due camerieri, un algerino e un albanese, gridando loro offese razziste; uno dei due ha riportato una prognosi di un mese. Dopo appena qualche indagine, almeno 4 degli aggressori in camicia verde sono stati identificati e recentemente denunciati dalla Digos veneziana per lesioni, danneggiamento e furto, aggravati dalla discriminazione etnica. I quattro aggressori in camicia verde sono risultati essere tutti giovani leghisti della provincia bergamasca, tra i quali un dirigente dei giovani padani, rapidamente scaricati dal partito preoccupato della pessima ricaduta d’immagine.Ora sono in attesa di processo e non ci risulta che siano stati ordinati nei loro confronti provvedimenti restrittivi della libertà; eppure la ben nota imputazione di “Devastazione e saccheggio” era plausibile, visto che per una sede neofascista di Casa Pound messa sottosopra a Pistoia ben 7 antifasciste/i toscani risultano attualmente in stato di arresto proprio con l’imputazione suddetta che prevede pene sino a 15 anni di detenzione.Costituzione di associazione paramilitare: è l’accusa mossa contro 13 appartenenti al sedicente “Autogoverno del popolo veneto”, gruppo venetista, che avrebbero promosso la costituzione di una «polisia veneta» guidata da Paolo Gallina, comandante dei vigili urbani di Cornuda, presso la cui abitazione sono state sequestrate ben 9 pistole automatiche, due fucili e 727 proiettili. Tra gli inquisiti risultano pure Sergio Bortotto, ex agente della Questura di Treviso e designato quale ministro dell’interno dell’Autogoverno del popolo veneto; Eros Biondo, poliziotto in servizio dell’aeroporto di Venezia, e Daniele Quaglia, sino a pochi mesi fa presidente della LIFE. Hanno dichiarato più o meno esplicitamente di non riconoscere lo stato italiano e, in particolare, la legittimità del referendum di annessione del Veneto allo Stato italiano svoltosi nel 1866; eppure nonostante la gravità delle imputazioni, nessuno degli “insorgenti” trevigiani risulta in stato d’arresto.Invece, a Firenze, dopo una serie di perquisizioni numerose presso abitazioni di compagni e compagne appartenenti a centri sociali e non solo, è stato arrestato un antifascista sulla base di un complesso inquisitorio che va dalla detenzione di presunti esplosivi, ai rapporti di solidarietà internazionale, alle iniziative contro la presenza dei fascisti in città, alle iniziative contro Forza Nuova in provincia di Firenze. Il GIP Pezzuti ha pensato bene di tentare la carta dell’aggravante di terrorismo, utilizzando in maniera piuttosto stravagante quanto previsto dal Decreto Pisanu sulla nuova definizione di terrorismo stesso “ Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un’organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un’organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un’organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per l’Italia”.Poco da commentare, purtroppo: teoremi già visti, a senso unico.

Sulla lotta contro il “Dal Molin”

In queste settimane il movimento “No Dal Molin” di Vicenza ha festeggiato le sue “vittorie” con un bel festival condito di bei discorsi e concerti.
Festeggiano e hanno ragione! L’antagonismo moderato e pacificato del presidio ha vinto un bel “Parco della Pace” che sarà per lo più frequentato dalle famiglie degli stessi militari americani che portano la loro idea di “pace” in ogni continente. D’altronde Variati l’aveva detto l’anno scorso proprio da quello stesso palco: “La base si farà. Ma grazie al movimento dei cittadini, la città potrà pretendere dallo Stato le compensazioni di carattere ambientale”. Variati suggerisce, No dal Molin ubbidisce!
E’ una realtà di cui sembrano essersi accorti un po’ tutti, anche gli ex colleghi dell’(a)Variati “«È stato bravo, un artista. Ha preso in giro quelli del No Dal Molin e si è preso i voti. Adesso si sposta al centro e concede tutto agli americani, confezionando anche la bufala del parco della Pace. Politicamente è stato bravissimo: li ha tenuti sulla corda, e poi ha detto: abbiamo fatto tutto il possibile, ma la base non si può fermare…».” Insomma il presidio No Dal Molin s’è fatto fregare, consapevolmente o meno, dal suo sindaco e se ne bea allegramente.
Anche l’area “disobbediente” vicentina ha di che festeggiare: il sindaco, con cui sono andati a braccetto finora, decisamente soddisfatto di come la giusta lotta contro la base non abbia preso una piega “estremista”, ha dato loro in regalo un bello “spazio sociale” (ex Bocciodromo) che potranno ristrutturare a loro uso e consumo.
Ma come altri prima di noi, siamo convinti che una base militare e le disgrazie che si porta appresso siano tali indipendentemente dal fatto che la base sia posizionata sul lato est o ovest di un parco.
E quindi chi non festeggia siamo noi, che con rabbia vediamo Vicenza militarizzata senza nessuna reale opposizione, che abbiamo visto compagni messi a tacere o adirittura minacciati perche’ non seguivano le “pratiche democratiche”, che hanno tentato con forza di bloccare i lavori ma sono stati, a loro volta, bloccati da chi, anche senza la divisa, gioca inconsapevole a supporto dello stato di Polizia.
Come anarchici non possiamo che sentirci vicini al “Comitato Vicenza Est”, a tutti/e coloro che hanno continuato su strade diverse , a tuttei quellequei compagnei che l’antimilitarismo lo vivono, senza grandi clamori mediatici ma con determinazione, giorno dopo giorno.

Aranea

Comunicato di solidarietà ai compagni antifascisti

Esprimiamo nuovamente solidarietà ai compagni condannati per antifascismo in seguito ai fatti del 13 febbraio a Rovereto, quando, cercando di impedire il corteo di Fiamma Tricolore (nel frattempo deviato per la presenza degli antifascisti) vennero caricati pesantemente dalla polizia e tre di loro arrestati.
Ora sono arrivate le condanne e con loro l’ennesima conferma della legge dei due pesi due misure: settimane fa sono stati condannati dei fascisti a due mesi (con condizionale) per aver sfondato un cordone di polizia per una manifestazione non autorizzata a Schio nel luglio del 2006, mentre sono stati dati ben quattordici mesi ai compagni per aver manifestato la propria contrarietà a un corteo di fascisti!!
Non nutrendo alcuna fiducia verso le istituzioni, ci appelliamo al legittimo diritto di resistenza, contro fascisti, razzisti o sbirri al soldo dei padroni.
Solidali con gli incoercibili.

 

Comunicato di solidarietà contro la repressione feroce di Torino.

Da Exarchia a Torino, sembra una gara fra polizie europee per chi reprime di più un dissenso naturale e legittimo nei confronti di una società basata sullo sfruttamento. La macchina della repressione continua verso chi ostenta pratiche anti-autoritarie e autogestionali.
A Torino le “truppe dal manganello facile” hanno sfondato le porte di tre case occupate, un centro sociale e alcune abitazioni private, e, non paghi, hanno arrestato tre compagni.
Nell’immancabile e colpevole silenzio di partiti e movimenti ben inquadrati nel sistema, gli anarchici sono puntualmente facile bersaglio della violenza repressiva dello Stato. D’altronde è necessario impedire che una visione diversa, antiautoritaria ed egualitaria possa minare le fragili fondamenta sulle quali il sistema si basa, soprattutto in un momento di profonda crisi come questo.

Aranea esprime la massima solidarietà e complicità ai compagni duramente colpiti dal pm Rinaudo e dai politici che ne muovono i fili.

Aranea – rete di comunicazione anarchica veneta

Come criticare i proiettili all’uranio impoverito senza parlare di guerra: cos’é il signoraggio.

ARTICOLO ARANEA PUBBLICATO SULL’ULTIMA EDIZIONE GERMINAL  DEL PRIMO MAGGIO 2010

Come criticare i proiettili all’uranio impoverito senza parlare di guerra ovvero “cos’é il Signoraggio”

Questo scritto nasce in seguito ad una riflessione (articolo “Perchè non ci stiamo” presente nel nostro sito) sul primo manifesto di presentazione del gruppo facebook “Anarchia – Evento del 22 maggio a Roma” nel quale erano citati termini che ci hanno lasciato (e ci lasciano) più che perplessi.

Fra i tanti il “Signoraggio” si presta oggi al variegato mondo del complottismo: dai complottisti cattolici (nwo.it), a quelli anticristiani (ilritornodigesu.it), a coloro che parlano di alieni e rettiliani (davidicke.com), a chi spaccia pseudoinformazione per “controinformazione” (disinformazione.it), a coloro che credono in fanta-scientifiche teorie legate alle scie chimiche (sciechimiche.org), fino ai nostri sul signoraggio (signoraggio.it), e tanti altri. Dietrologie che partendo da tematiche molto differenti (o addirittura opposte) spesso arrivano sempre alla stessa conclusione: una cricca di ebrei comanda il mondo.

Attirano così stormi di curiosi grazie a notizie catastrofiste (di quel catastrofismo che non ammette risposta), scientificamente indimostrabili, spesso molto dettagliate nella loro genetica incompletezza…panzane gonfiate e costruite in grado di confondere la realtà.
Un esempio di come attraverso i siti complottisti si possano scoprire molte cose, lo troviamo tra gli articoli sull’11 settembre (disinformazione.it/11settembre2001.htm).

Sono tantissimi e si dice tutto ed il contrario di tutto, teorie contrastanti che il lettore avrà il piacere di confrontare. Ma fra tante balle, la credibilità viene riformulata attraverso rare somministrazioni di dati oggettivi. Una lenta morte cerebrale provocata da un sovraccarico d’informazioni inutili.

Tornando nel merito specifico del signoraggio, consci dell’assoluta iniquità del sistema bancario e di quello capitalistico nel suo insieme, troviamo inutile focalizzare tutti i nostri sforzi nel contrasto di una minima parte del sistema come il signoraggio, sapendo tra l’altro che tale teoria economica è uno dei cavalli di battaglia di neo-fascisti e complottisti impazziti. Le principali teorie  sono particolarmente gradite dagli ambienti dell’estrema destra, molto di più che negli ambienti di sinistra.
Brevemente cercheremo di demolire anche dal punto di vista economico le teorie complottistiche sul signoraggio. Cosa intendono i complottisti per “Signoraggio”? Secondo loro, il “Signoraggio” è un reddito illegittimo intascato dalle banche che emettono la moneta, e corrisponde alla differenza tra il valore nominale della moneta e il suo valore effettivo (costo di produzione e di stampa). Cerchiamo di fare chiarezza.

Come le banche centrali “creano” oggi la moneta? Anzitutto, le banconote che usiamo correntemente hanno valore “ex lege”, e non perché sono convertibili con quantità equivalenti di oro, incenso o una copia di Germinal. Non potete quindi andare da Mario Draghi muniti di dieci euro e chiedergli che vi dia l’equivalente in oro. Cosa fa la Banca Centrale quando riceve il suo bel carico di banconote dalle stamperie della zecca? Può solo usarli per comprare titoli (e solo quelli “eleggibili”) dal sistema bancario. L’acquisto avviene però (quasi sempre) tramite operazioni a termine: alla scadenza dell’operazione, la Banca Centrale riceve indietro i soldi e la controparte bancaria i titoli. Semplificando, la Banca Centrale le banconote le presta solo. Per evitare che la domanda di liquidità sia infinita (che non sta bene), la Banca Centrale fa pagare alle banche un tasso d’interesse su questi prestiti: il famoso tasso di riferimento che la BCE stabilisce ogni primo giovedì del mese. A livello teorico, quindi, la banconota da 10 euro che avete in tasca torna sempre al punto di partenza: la Banca Centrale la stampa, la usa per comprare titoli dal sistema bancario, voi la prelevate al bancomat, ci pagate il Germinal, il venditore la deposita presso il sistema bancario che, alla scadenza dell’operazione a termine di cui sopra, la rende alla Banca Centrale in cambio dei titoli. I più svegli si saranno resi conto che è il tasso di cui sopra, e non la differenza tra valore facciale e costo di produzione, il guadagno della Banca Centrale – il famigerato signoraggio. A meno che, al posto di comprare il Germinal , non decidiate di bruciare la banconota. Che, in questo caso, non torna più all’origine, determinando un guadagno netto per la Banca Centrale pari esattamente al valore facciale meno il costo di produzione.

Oltre ad aver demolito dal punto di vista economico questa teoria molto cara alle destre (in qualche modo dovranno pur riempire il vuoto della loro retorica!) vogliamo ribadire il nostro punto di vista in quanto anarchici. Non è il signoraggio in sè che fa precipitare “i popoli nel debito, nella sofferenza, nella miseria, nella schiavitù” (come scritto in una mail che ci è pervenuta), ma è il sistema economico capitalistico fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e garantito dalla macchina statale “il male assoluto”. La nostra diviene così una critica radicale al sistema. Non possiamo cambiare lo stato delle cose limitandoci a cambiarne solo una parte.

Anarchici e Anarchiche di ARANEA vs i manganelli parlanti

Solidarietà all’Arcadia

Sabato 10 aprile polizia, carabinieri e vigili urbani hanno bloccato tutte le vie di accesso allo spazio autogestito “Arcadia” di Schio (Vi), fermando e schedando tutte le persone che vi accedevano a piedi.

Lunedi’ 15 persone schedate durante la serata, estranee al collettivo di gestione dell’Arcadia, sono state convocate dal maresciallo, tramite cartolina consegnata a casa, per essere sottoposte a interrogatorio.
Durante queste “interviste” in caserma sono state chieste informazioni sullo spazio.

Pare che questo blitz sia stato ordito, e presumiamo ordinato, dai “rappresentanti” dei vicini leghisti che da anni conducono una guerra contro lo spazio.
La scusa per la spedizione punitiva e’ stato un articolo di giornale inerente alla presenza di un concerto punk svoltosi di sabato 3 aprile.

Sabato scorso e’ stata messa in scena la miglior sceneggiatura anti-libertaria come non si vedeva da tempo nell’alto vicentino, dove le “forze dell’ordine” hanno svolto il ruolo di forza armata al servizio di non si sa bene chi.

Constatiamo ancora una volta come la democrazia sia solo un paravento, strumento di chi “vince” le elezioni e di nascosti registi per dettare le proprie regole e stili di vita (senza, ovviamente, considerare chi le urne le ha disertate), incuranti della libertà degli individui tutti.

Come anarchici ribadiamo la critica rivoluzionaria verso ogni forma di potere e oppressione, ed esprimiamo la massima solidarieta’ a quanti frequentano e autogestiscono l’Arcadia.

ARANEA – Rete veneta di comunic-azione anarchica

L’anarchia non è obbligatoria

Solchiamo tempi strani, dove poche bussole non risultano impazzite.

Questa perdita d’orientamento riguarda anche coloro che si avvicinano all’anarchismo non tanto per una consapevole conoscenza e condivisione del pensiero anarchico -e una conseguente adesione al movimento libertario ed alle sue pratiche- ma piuttosto sull’onda di una generica insofferenza verso l’esistente e una viscerale ripulsa verso i partiti ufficiali e la cosiddetta “politica”.

Simile atteggiamento infatti, storicamente definito come qualunquismo, non ha niente di rivoluzionario e da sempre è utilizzato da destra per legittimare la necessità di “una mano forte” per mettere fine alle “eccessive” libertà individuali, politiche, sindacali… formalmente riconosciute dalla democrazia.

Secondo tale approssimata visione – ossia il populismo- alla casta dei politici corrotti (di ogni colore) si contrappone il popolo onesto e vessato. Tale contrapposizione è mistificante per varie ragioni: in primo luogo il “popolo” è una categoria indistinta e interclassista che unisce sia Berlusconi che l’ultimo dei miserabili in quanto “ugualmente” italiani: il popolo -come la gente o la moltitudine- è tutto e nessuno.

Non è un caso che il partito delle destre si chiama Popolo delle Libertà.

In secondo luogo, se la causa delle ingiustizie sociali viene principalmente individuata nell’esistenza dei partiti, i capitalisti e il sistema economico dominante risultano non solo assolti ma persino resi invisibili.

Inoltre, accettando in modo acritico la categoria mitica del “popolo” si finiscono per ignorare le relazioni di servitù volontaria, subalternità culturale e complicità col potere che, purtroppo, anche buona parte del “popolo” accetta e perpetua.

Non è un caso che, fin dagli anni Venti e Trenta, questo dirsi “né di destra né di sinistra” è stato il brodo di cultura dell’infezione nazifascista,

In un certo senso, in molti finiscono per simpatizzare per l’anarchia in modo del tutto analogo con il quale potrebbero approcciarsi a movimenti d’opinione telecomandati, sul tipo di quello sponsorizzato dal guru Grillo o il cosiddetto “popolo viola”, dentro cui si mescolano elementi di sinistra (pochi) e di destra (molti).

L’aspetto che di norma si tende ad ignorare è che, a differenza di simili estemporanei fenomeni comunque interni alla politica-spettacolo, l’anarchismo non è un vuoto a perdere, buono per tutti gli usi; ma un’esperienza storica di radicale opposizione, con una sua progettualità per la sovversione sociale forte di oltre 150 anni di lotte proletarie, volontà individuali di rivolta e insurrezioni collettive.

E se il movimento libertario, nella sua molteplicità di approcci e tendenze, offre disponibilità al confronto e riconosce come compagni di lotta anche chi non condivide le idee anarchiche, questo non significa affatto che sia un ombrello sotto cui porre qualsiasi interpretazione personale dell’anarchia.

Personaggi ambigui, ad esempio, come uno Sgarbi o un Massimo Fini si sono sovente dichiarati anarchici; ma aldilà di questa professione ormai quasi di moda, contano le loro scelte e affermazioni politiche: autoritarie, reazionarie, sessiste e comunque volte alla sopraffazione.

Per di più il primo è da sempre sul carro berlusconiano, mentre il secondo dimostra il proprio ribellismo scrivendo su quotidiani borghesi, sulla rivista della Bocconi nonché libri contro le donne per una casa editrice parafascista.

Invece l’anarchismo è, in primo luogo, una precisa scelta di campo: una scelta partigiana.

Si può essere individualisti o comunisti, organizzatori o antiorganizzatori, educazionisti o insurrezionisti, ma comunque certi presupposti sono fuori discussione perché definiscono l’anarchismo stesso.

Nessuno/a è obbligato a condividerli, ma sia chiaro che chi non vi si riconosce si colloca fuori dall’anarchismo.

Il rifiuto coerente di ogni potere (politico, militare, religioso…) e di ogni sfruttamento (sia questo capitalista o statale), di tutte le discriminazioni (razziste, di genere…), delle diverse forme di coercizione (polizie, leggi, carceri, lager, sedie elettriche, torture, repressione, proibizionismo…) non sono un “optional”, bensì punti fermi di un pensiero davvero alternativo e antagonista al dominio.

La libertà non ammette limitazioni da parte dei suoi nemici.

Fuori da questi paletti c’è l’autoritarismo comunque mascherato o l’illusione riformista, ossia la convinzione di poter pacificamente umanizzare l’inumano.

D’altra parte la libertà non è obbligatoria, così come nessuna/o è tenuto ad essere sovversivo.

Se ci sono molte persone che sostengono di credere in dio a modo loro perché sentono stretti i comandamenti e la morale cattolica, questo discorso non può essere quello di quanti si riconoscono nell’anarchia dato che questa non è una religione né un’ideologia, ma soprattutto un metodo.

Un metodo incentrato sull’autoemancipazione, attraverso l’impegno per l’autoformazione individuale, l’azione diretta e l’autogestione collettiva. Perché la liberazione è rivoluzione quotidiana, a partire dal proprio intessere relazioni e vivere in un mondo che certo non è il migliore possibile.

Chi imbocca altre strade, magari atteggiandosi ad “eretico” dell’anarchia, in realtà finirà per giungere dove lo portano queste strade e non dove questi sostiene di voler arrivare.

Il presente invece sembra dominato dalla “logica” della biscia: oggi si afferma una cosa, domani si sostiene serenamente il contrario, sempre adeguandosi al senso comune, evitando come la peste l’autocritica e cercando di svicolare il conflitto, perché… “in fondo tutti hanno tutti ragione”.

Il lunedì ci si professa antiproibizionisti e il sabato si manifesta con Travaglio agitando le manette per i politici pregiudicati; il martedì ci si dichiara “resistenti” e il giovedì si sostiene che l’antifascismo è un’anticaglia; il venerdì vorremmo strangolare Bossi o Berlusconi senza neanche renderci conto che ormai parliamo -e forse pensiamo- come loro.

Tutti si sentono in dovere di esprimere opinioni, ma ben pochi le trasformano in convinzioni, difendendole come tali: sarebbe già un passo avanti fare questa “piccola” rivoluzione.

CFG

Comunicato di solidarietà agli Antifascisti romani

Roma come Verona: i burattini del potere cominciano la loro campagna elettorale come meglio sanno fare, aggredendo a mano armata alle spalle chi vuole sbugiardare la loro collusione col potere politico e il potere economico.Da un lato chiedono sale pubbliche e parlano di pacificazione e dialogo, come e’ successo recentemente a Verona, dall’altro dimostrano di essere quelli di un tempo e di non avere altro metodo che l’aggressione fisica.

Sempre in nome del dialogo i politici bipartisan (la grande famiglia) concedono loro agibilità politica e i media dedicano loro documentari osannanti sul loro “impegno sociale”.Sotto la regia delle peggiori carogne fasciste romane e il “montaggio” dei migliori quotidiani della capitale continuano ad esprimere la loro frustrazione politica e sociale.

Sistematicamente da carnefici vengono traformati in vittime a Roma, infatti, recentemente hanno dato la colpa a non meglio identificati “antagonisti” che a loro detta li avrebbero affrontati con delle ascie, quando in realtà sappiamo benissimo chi siano gli infami che girano con le lame nelle tasche e che aggrediscono solo se in superiorità numerica.

“Un solco profondo di sangue e di macerie fumanti divide fascisti e Arditi”.
Ricordate un certo Argo secondari?

Cacciamo il fascismo dalle nostre città!
Solidarietà ai compagni romani vilemente aggrediti. Nessuno spazio ai fascisti, nè oggi, nè mai.

ARANEA – Rete veneta di comunic-azione anarchica