17/12/2010 Mouhammad Al-bo’zizi si dà fuoco davanti alla prefettura di Sidi Bousid (prov. del centro sud) come protesta contro il comune che gli ha impedito di lavorare come venditore di frutta e verdura per strada, e anche per il rifiuto di accettare la sua denuncia di aggressione subita da una vigilessa.
18-19-20/12/2010
Manifestazioni a sostegno alla causa di Mouhammad Al-bo’zizi. Scontri tra centinaia di giovani disoccupati e le forze dell’ordine. Decine di arresti e, distruzione di alcune sedi istituzionali sempre a Sidi Bousid.
21-22-23/12/2010
Le proteste si propagano nelle città limitrofe.
24/12/2010
Le proteste si sviluppano sotto forma di una “intifadha”. La polizia spara. Un morto e decine di feriti e arresti.
25-26/12/2010
Manifestazioni a Tunisi capitale di numerosi sindacati e avvocati appoggiando la rivolta degli abitanti del sud, e protestando contro i metodi disumani usati da parte delle forze dell’ordine per opprimere l “intifadha”.
27/12/2010
In quasi tutte le altre province partono delle manifestazioni appoggiando la causa di Muhammad Al-bo’zizi e delle città limitrofe a Sidi Bousid.
28/12/2010
Ben ‘Alì (l’ex dittatore) fa il suo primo discorso alla popolazione inerenti alle rivolte scoppiate in molte città tunisine, affermando che questi “atti vandalici” danno un’immagine negativa della Tunisia all’estero e che sarà applicata la legge su tutti i colpevoli dei reati commessi in questi ultimi giorni. Nessuna pietà quindi.
29/12/2010
Le proteste continuano abbracciando nuove città.
30/12/2010
Ben ‘Alì cambia qualche ministro, (servirà a poco questa mossa inutile). Gheddafi (amico di Ben ‘Alì e l’attuale dittatore della Libia da oltre 40anni!) facilita la burocrazia per i tunisini che desiderano andare a lavorare in Libia (un’altra scelta stupida).
4/01/2011
Mouhammad Al-bo’zizi muore a causa delle ustioni. A Tela le forze dell’ordine perdono il controllo sui manifestanti, bruciata la sede del partito di Ben ‘Alì e una caserma della polizia.
6/01/2011
La polizia arresta alcuni cantanti di musica rap a causa delle loro canzoni contro Ben ‘Alì. Diversi avvocati protestano nei palazzi della giustizia.
8/01/2011
Le proteste continuano. Otto persone uccise.
9/01/2011
Aumentano le proteste nella capitale. Sciopera più del 95% degli avvocati. Per la prima volta dall’inizio della Rivoluzione si vedono manifesti contro il governo. La polizia spara. Circa 35 morti.
10/01/2011
Secondo discorso del dittatore alla nazione in cui cerca di placare le rivolte, promettendo di creare 300mila posti di lavoro nel giro dei prossimi 2 anni. Interruzione degli studi.
11/01/2011
La Rivoluzione abbraccia più città limitrofe della capitale. Repressione di una manifestazione di artisti davanti al teatro di Tunisi. La polizia spara, decine di morti.
12/01/2011
Il dittatore cambia il ministro degli interni. Diachiarato il coprifuoco a tempo illimitato. Entrano in scena i militari a difesa della popolazione.
13/01/2011
Terzo discorso del dittatore in cui afferma di aver capito le esigenze del popolo e lavorerà per realizzarle. Promette inoltre di non candidarsi alle elezioni del 2014. Il ministro degli esteri si dimette.
14/01/2011
La mattina: il dittatore scioglie il parlamento. Promette che ci saranno delle vere elezioni entro i prossimi 6 mesi. Manifestazione davanti al ministero degli interni a Tunisi. In questa occasione diventerà celebre lo slogan usato dai manifestanti contro il dittatore “Dégage!” (parola francese che significa “Fuori!”, “Via!”).
Il pomeriggio: il dittatore scappa.
La sera: Ghannouchi, primo ministro, si nomina presidente momentaneo (decreto anticostituzionale).
15/01/2011
Ghannouchi torna ad essere il primo ministro e Lembazz’a, (presidente dei senatori) si nomina presidente momentaneo come prescrive la costituzione, (tanto, cambia poco, che sia l’uno o l’altro tutti e due lavoravano con il dittatore). Ben Kileni, comandante di un aereo della compagnia tunisina Tunisair, rifiuta di decollare dopo aver saputo che stavano per salire a bordo alcuni parenti del dittatore. L’aeroporto viene circondato da militari e squadre anti-terrorismo, che arrestano i parenti del Rais.
22/01/2011
Da Sidi Bousid parte la carovana della Libertà verso la capitale per cacciare Ghannouchi e il suo governo e per chiedere la formazione di un’assemblea costituente.
23- in poi/01/2011
Le proteste continuano.
Note importanti-interessanti:
1- E’ importante capire bene che Ben ‘Alì aveva formato durante la sua dittatura un corpo armato speciale che non era in lista paga di nessun ministero, quindi erano pagati direttamente dalla sua organizzazione mafiosa, questo corpo viene chiamato “guardia presidenziale”, sotto il commando di El-soriati, sono numerosi forse qualche migliaio. Sono come dei servizi segreti all’interno del corpo della polizia, è per questo è difficile individuarli, si nascondono tra i poliziotti “onesti”, durante il governato di Ben ‘Alì si occupavano di sequestrare, torturare e anche uccidere chiunque andasse contro il regime. Questi mafiosi, soprattutto durante le due notti dopo la fuga di Ben ‘Alì, hanno cercato di seminare il terrore tra la popolazione, partivano usando veicoli insospettabili, tipo ambulanze, e sparavano alle persone a caso (in particolare ai giovani), entravano nelle case e facevano di tutto. Perché?
Vecchia tattica fascista. Creare il caos e insicurezza nelle persone per rientrare in scena come portatore di pace. Ovviamente il popolo non è stato così stupido. Comunque, con l’aiuto della polizia “onesta”, soprattutto dei militari e dei resistenti civili che hanno organizzato dei posti di blocco nella maggior parte delle vie delle città, questa G.P. ha trovato una solida resistenza che presto l’ha convinta ad arrendersi.
2- Rachid ‘Ammar (la “ch” si legge come una “sc” italiana in “sciamano”), generale supremo delle forze armate militari terrestre tunisine, ha rifiutato l’ordine di Ben ‘Ali di scendere in strada contro la popolazione. Questo generale, ha protetto e protegge tutt’ora la popolazione dall’organizzazione mafiosa del dittatore, quindi, un saluto militare in segno di rispetto al generale!
3- Ben ‘Alì e la sua organizzazione ha usato di tutto per soffocare la rivoluzione, ha torturato, ha sparato, ha ucciso, ha usato gas lacrimogeno costruito per delle bestie e non per gli esseri umani, quindi immaginare le conseguenze di una persona che aspira questo gas!
4- Facebook e internet in generale ha contribuito allo scoppio della Rivoluzione veicolando informazioni che in nessun altro modo avrebbero potuto perforare il muro di censura. Mouhammad Al-bo’zizi ha scatenato la Rivoluzione con il suo gesto, dandosi fuoco.
5- I militari fin da subito hanno protetto la popolazione la popolazione.
6- La televisione si deve ancora liberarsi del tutto dal modus operandi del regime, quindi le informazioni e la qualità delle stesse sono influenzate ancora dal pensiero fascista del regime. Permane ancora diffidenza da parte della popolazione nei confronti dei telegiornali.
7- Si può affermare che la rivoluzione tunisina è la prima rivoluzione del mondo arabo (i paesi arabi sono una ventina) ad essere una rivoluzione iniziata e gestita da civili. Da sottolineare che durante le proteste nessun manifestante aveva in mano alcun tipo di arma da fuoco, le uniche armi erano le pietre.
8- I morti sono circa 250.
9- Le manifestazioni continueranno, finché non cadranno tutti gli esponenti del vecchio partito fascista di Ben ‘Alì.
Le conseguenze della R.T. sul mondo arabo:
-Il giorno seguente alla fuga del dittatore, la maggior parte dei governi arabi hanno promesso alloro popolo di abbassare i prezzi dei viveri, migliorare la vita del cittadino di classe media, concedere più libertà di espressione. Dato importante è che si è cominciato a discutere sulla legittimità o meno della presidenza a vita di alcuni “presidenti”.
Gli egiziani hanno cominciato la loro lotta ufficialmente il 25/01/2011 e l’11/02/2001 obbligarono Mubarak (dittatore 1981-2011) a dimettersi. I militari hanno preso in mano i comando della nazione affinché si facciano le elezioni per un nuovo presidente.
Manifestazioni in corso nei seguenti paesi: Giordania, Yemen, Bahrein, Libia, Algeria. Marocco in preparazione…
Si può affermare con molta sicurezza (e i fatti in Libia ne sono una conferma) che il rumore della rivoluzione tunisina ha svegliato i popoli arabi e messo in crisi molti regimi fascisti.
18/02/2011
scritto da Commando Rosso.