Sabato 19 Dicembre: a Udine e Torino!

CON LE UNGHIE E I DENTI: DIFENDIAMO L’AUTOGESTIONE SOCIALE

L’Europa delle polizie nacque all’inizio degli anni Settanta quando gli Stati della Comunità europea iniziarono a promuovere una serie di forum intergovernativi in tema di collaborazione per la “sicurezza interna”, il primo risultato fu l’accordo per costituire i gruppi della Commissione TREVI, nome ispirato dalla famosa fontana romana e poi divenuto l’acronimo di “Terrorismo, Radicalismo, Estremismo e VIolenza”.

Nei primi anni Novanta, mentre nei paesi europei si assisteva ad un consistente aumento delle occupazioni di case e di centri autogestiti, la Commissione TREVI pianificò un duplice intervento repressivo e di controllo sociale. Da un lato, fu deciso di favorire i processi di normalizzazione e legalizzazione delle occupazioni disponibili al dialogo con le istituzioni e i partiti; dall’altro venne concordata una linea repressiva volta a stroncare con la forza il movimento autogestionario e le occupazioni irriducibilmente antiautoritarie.

In Italia, questo doppio binario ha visto quindi la legalizzazione di gran parte dei centri sociali dialoganti, anche se si dichiaravano antagonisti o disobbedienti, mentre per gli spazi liberati e di autentica autogestione che non stanno alle regole del gioco continua l’infinita serie di sgomberi, fogli di via, denunce, manganellate, condanne.

Crediamo quindi che quanto accaduto in queste ultime settimane a Trento, Torino e Udine sia emblematico di questo meccanismo disciplinare che, peraltro, si accompagna alla retorica attorno alla sicurezza e alla legalità.

Chi non riconosce l’ordine del potere e non accetta i suoi ricatti, diviene una realtà da cancellare.

Per questo esprimiamo la nostra convinta solidarietà con tutte le occupazioni minacciate da sgomberi e ritorsioni legali e, aderendo alle 2 manifestazioni in difesa dell’autogestione e contro la repressione antianarchica che si terranno a Torino e a Udine il 19 dicembre, cercheremo di essere presenti ad entrambe portando la nostra volontà di resistenza.

Ben venga l’anarchia, perchè l’ordine non ha funzionato.

ARANEA – rete veneta di comunic-azione anarchica

Per un 12 Dicembre resistente

Noi partigiani non siamo in congedo, siamo ancora mobilitati. Il nemico che avevamo ieri l’abbiamo anche oggi, il fascismo purtroppo è ancora vivo, ma il partigiano di ieri e il partigiano di oggi sono uniti per la lotta contro questo nemico della classe operaia.

(Sebastiano Favaro, Bastian, partigiano della divisione Pasubio. Da un’intervista raccolta a Dolo, 1975)

Non si può fingere che il nostro nemico principale fosse solo il tedesco e non soprattutto il fascismo e la Repubblica Sociale italiana […] Io il periodo partigiano l’ho vissuto con la consapevolezza di stare combattendo una guerra civile, non ne ho mai avuto il minimo dubbio e sono orgogliosa di avere partecipato a una lotta per la libertà che, proprio perché c’è stata continuità dello stato tra fascismo e post-fascismo, è ben lungi dall’essere terminata.

(Flavia Tosi, partigiana veneta)

La provocatoria proposta fascista di confinare il monumento al Partigiano nel Parco delle Rimembranze a Mirano somiglia per alcuni aspetti al tentativo di rimuovere o modificare la lapide che a Milano ricorda Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico che aveva partecipato alla resistenza come staffetta partigiana, ucciso innocente nella Questura di Milano quella notte del 15 dicembre 1969, quattro giorni dopo la strage di Stato in piazza Fontana. Fermato illegalmente su ordine del commissario Calabresi, era stato sottoposto ad interrogatorio per quattro giorni e quattro notti nel tentativo di incolpare lui e gli anarchici di quell’attentato ordito da servizi segreti ed estrema destra.

Alcuni monumenti, evidentemente, testimoniano verità storiche più pesanti del marmo; per questo vogliono eliminarli, nel tentativo di annullare la memoria sociale e isolare coloro che mettono ancora in pratica l’opposizione al fascismo, affrontando la repressione statale. Da Verona a Torino, da Napoli a Milano, da Padova a Pistoia, sono infatti centinaia gli arresti e le denunce contro chi non si piega al fascismo, all’omofobia, al razzismo che stanno avvelenando il nostro presente.

LA LIBERAZIONE NON E’ UN MONUMENTO: RESISTENZA E’ ORA!RABBIA E SOLIDARIETA’ PER LE COMPAGNE E I COMPAGNI DETENUTI O INQUISITI PER ANTIFASCISMO

Aranea – Rete veneta di comunic-azione anarchica

Mostra Helios Gomez

LA GRAFICA RIVOLUZIONARIA DI HELIOS GOMEZ

Una mostra densa di emozione e interesse quella dedicata all’opera grafica del pittore e disegnatore Helios Gòmez Rodriguez (Siviglia, 1905 – Barcellona, 1956), spagnolo di origine rom, collaboratore efficacissimo di numerose testate antifasciste, anarchiche e comuniste, tra le quali: Páginas Libres, Berliner Tageblatt, L´Opinió, La Ramala, La Batalla (organo del Poum), L´Hora,  Bolívar y Nueva España, Mundo Obrero, Drapeau Rouge… Ancora giovanissimo fece il suo apprendistato tecnico e politico come operaio pittore ceramista in una delle numerose fabbriche sivigliane, seguendo dei corsi alla Scuola di Arti e Mestieri della città. Proprio allora aveva conosciuto l’anarchismo all’anarchismo e subito aderito alla CNT.

Alla sua opera artistica, anche in ambito poetico, unisce infatti per tutta la vita un’irriducibile attività rivoluzionaria, tanto da rispecchiare perfettamente le parole di Jean Cassou per il quale era artista por ser revolucionario y revolucionario por ser artista.

Nel  1927 è costretto a lasciare la Spagna per ragioni politiche, riparando a Parigi e quindi da qua, dopo essere stato espulso per la sua partecipazione al movimento a favore di Sacco e Vanzetti, si rifugia a Bruxelles visitando anche Amsterdam, Vienna, Berlino e Unione Sovietica. Nel 1929 si stabilisce a Berlino, dove agli inizi del 1930, viene pubblicata la sua prima raccolta di lavori (Dias de ira) su iniziativa dell’organizzazione internazionale anarcosindacalista AIT. Alla caduta della dittatura di Primo de Rivera, rientra a Barcellona sul finire del 1930 aderendo prima alla Federazione Comunista della Catalogna e delle Baleari (da cui è presto espulso) e l’anno successivo al Partito Comunista Spagnolo. Incarcerato a Madrid nel 1932, approfitta della libertà provvisoria per fuggire a Bruxelles e da qui a Mosca risiedendovi un paio d’anni, sino al rientro a Barcellona nella primavera del 1934 per riprendere l’attività artistica e rivoluzionaria.

All’inizio della guerra civile è sulle barricate di Barcellona e aderisce subito all’Alleanza degli intellettuali antifascisti di Catalogna; è anche fondatore, promotore e primo presidente del Sindacato dei disegnatori professionisti di Barcellona, creato nell’estate 1936. Nominato commissario politico della UGT, organizza la Colonna Ramón Casanellas partecipando alla spedizione per liberare Ibiza e Maiorca e combattendo sul fronte di Aragona.

Dopo una presumibile rottura col comunismo autoritario, assume quindi l’incarico di “Miliciano de Cultura” della 26ª Divisione, ossia di responsabile culturale dell’anarchica Colonna di Ferro, curando a Barcellona una mostra dedicata proprio alla figura di Durruti. Tra i vari incarichi svolti c’è pure quello di arruolare un battaglione di cavalleria gitana. Nel 1939, con la fine della Repubblica, è profugo in Francia. Internato nei campi di concentramento in Francia e nell’Algeria francese, riesce a fuggire dall’infernale campo di Djelfa.

Rimpatriato nel maggio 1942 prende parte alla lotta clandestina contro il regime franchista. Arrestato di nuovo, viene incarcerato, senza sentenza ne condanna, per 8 anni nella galera “Modelo” di Barcellona, città dove muore poco dopo la sua liberazione. Durante la prigionia dipinge la “Cappella gitana” in una cella attigua alla sezione dei condannati a morte; opera ancora oggi esistente seppure sotto una mano di vernice bianca.

La mostra “Helios Gómez: opere grafiche”, a cura della Associació Cultural Helios Gómez (www.heliosgomez.org) e di Felice Gambin (docente di Letteratura spagnola) è visibile presso a Verona presso la Biblioteca Arturo Finzi in via S.Francesco 20, dal 26 novembre al 22 gennaio 2010. Seppure poco pubblicizzata raccoglie alcune delle opere più significative, tutte in un suggestivo bianco e nero che ricordano quelle di altri due grandi artisti rivoluzionari coevi: il franco-belga Frans Maserel (1889-1972) e il tedesco Gerd Arntz (1900-1988). In particolare, davvero significative le tavole di feroce critica anticlericale nonché l’attenzione rivolta alla figura della donna rivoluzionaria, proletaria o miliziana in armi, certo non scontata in un panorama culturale che, seppure di sinistra, raramente accettava l’immagine della donna come soggetto protagonista.

Bassano 1944 – 2009: Gli alberi ricordano ancora

Può apparire come una storia lontana dal nostro presente, ma gli alberi del viale dei Martiri con i nomi dei 31 partigiani che vi furono appesi testimoniano quanto in realtà quei giorni di settembre restano vicini a noi, nel tempo e nello spazio.

Eppure, in troppi vorrebbero considerare come una pagina chiusa quanto accadde tra il 21 e il 27 settembre 1944 sul Grappa, a Bassano e in tante altre frazioni.

Nel corso della lunga rappresaglia, secondo alcune stime, furono circa 400 le persone (tra le quali anche ragazzi, anziani e disabili) fucilate, impiccate o arse vive, come resistenti o presunte tali, per mano di reparti nazisti e fascisti; mentre altre 500, catturate durante i rastrellamenti, vennero deportate nei lager.

I boia indossavano le uniformi tristemente note dei peggiori reparti tedeschi tra i quali le SS-Bozen, il Luftwaffen-Sicherungs Regiment Italien, l’Ost-Batallion 263, il Kommando Andorfer delle SS; ma anche le infami divise italiane della Repubblica di Salò appartenenti alla Legione Tagliamento, alle Brigate Nere, alla GNR, alla X Mas.

Dopo la Liberazione, per tali “eroiche” imprese, la cui logica terroristica era quella di stroncare la resistenza di chi si opponeva all’ordine di Hitler e Mussolini, le responsabilità individuali sarebbero state presto cancellate dall’amnistia firmata da Togliatti o sepolte negli armadi della vergogna. Ed ancora oggi si vuole attenuare il ricordo di tale strage in un clima di ipocrita pacificazione nazionale, come testimonia la vergognosa lapide posta sotto il Comune di Bassano in cui, confondendo carnefici e vittime, guerre fasciste e lotta di liberazione, si commemorano indistintamente i “caduti per la patria nelle guerre del decennio 1935 – 1945”.

Da parte nostra, rinnovando la storica e intransigente opposizione anarchica al fascismo, preferiamo ricordare quell’esperienza con le parole della partigiana Flavia Tosi:

“/Non si può fingere che il nostro nemico principale fosse solo il tedesco e non soprattutto il fascismo e la Repubblica Sociale Italiana (…) Io il periodo partigiano l’ho vissuto con la consapevolezza di stare combattendo una guerra civile, non ne ho mai avuto il minimo dubbio e sono orgogliosa di avere partecipato a una lotta per la libertà che, proprio perché c’è stata continuità dello stato tra fascismo e post-fascismo, è ben lungi dall’essere terminata/”.

*PIEGARSI VUOL DIRE MENTIRE *

*RESISTENZA E’ ORA*

Aranea – Rete veneta di comunic-azione anarchica

Sulla questione “Dal Molin”

Nella questione “Dal Molin” siamo arrivati all’atteso e scontato epilogo,
il momento in cui la gente china la testa e si abitua alle bastonate elargite da generali, padroni, politicanti e imprenditori.
Tutto cade come un castello di carte, i “moderati” hanno innalzato all’altare della patria i loro personaggi politici e tornano nel silenzio.
Chi ancora non si arrende, diventera’ la “frangia violenta”, da arrestare e perseguire senza problemi, magari denunciata dagli stessi personaggi che hanno scelto come propri rappresentanti. Il copione, come da tempo siamo stati abituati, rimane sempre il medesimo.
Da parte del movimento e’ stata scelta, a suo tempo, una chiara linea.
Una linea sempre dettata da una logica istituzionale e “democratica”, respingendo e condannando quanti manifestavano
con forza e indipendenza individuale, il loro antimilitarismo.
Ora, visto che l’approccio con la sinistra parlamentare ha fallito, si tenta anche una quantomeno improbabile opera di coinvolgimento del “popolo leghista” in nome di effimeri “comuni valori federalisti”.
Lo stesso popolo leghista che ha acclamato a gran voce le recenti  misure anti immigrazione, le stesse persone che propagandano odio, razzismo, xenofobia contro i più deboli, contro i diseredati, contro coloro che, non avendo colpa alcuna, sono alla ricerca di una vita  migliore.
Come anarchici non possiamo che essere amareggiati per come la libera e indipendente lotta sia stata fin dal principio
allontanata e, seppur non apertamente, osteggiata.
La nostra speranza e’ quella di non assistere, in futuro, a soggetti che egoisticamente strumentalizzano e convogliano la voglia di opposizione rivoluzione sociale.
Tutto questo ci ha comunque insegnato molto, ora abbiamo ben scolpite nelle nostre menti le facce dei compagni dei quali possiamo fidarci e di chi fa il doppio gioco.

Auguriamo a tutti una forte autocoscienza, sempre critica verso tutto e tutti.
“Rete veneta di comunic-azione anarchica” – Aranea

Manifestazione del 4 Luglio “No dal Molin”

Per la manifestazione del 4 Luglio, come anarchici e anarchiche di questa Rete riteniamo di muovere
una grossa critica all’organizzazione, alla gestione e alla conduzione del movimento “No Dal Molin”.
Dopo le prime tre grandi manifestazioni nazionali, alle quale gli anarchici hanno apportato un rilevante contributo di partecipazione e solidarietà, abbiamo assistito ad un direzionamento filoistituzionale del movimento da parte di aree  riconducibili, in Veneto, ai seguaci ideali di Toni Negri.
Prendono, di volta in volta, denominazioni diverse: “tute bianche”,”disobbedienti”, “no global”, “verdi” ecc. ma restano comunque gruppi che sovradeterminano e canalizzano la voglia di rivolta, soprattutto giovanile, in percorsi istituzionalizzati ed elettoralistici.

Nessun problema fino a quando si tratta semplicemente di scelte di campo diverse, quello che non possiamo accettare è come quest’area politica sfrutta, ignora o discrimina l’anarchismo secondo il tornaconto politico del momento, come streghe per l’inquisizione o per “far numero”.

Non e’ nelle nostre pratiche trasformare il conflitto in spettacolo, tantomeno in presenza di folle di anziani e bambini: non abbiamo bisogno di voti o comparse…
La nostra azione e’ quotidiana, basata sull’autorganizzazione sociale: ognuno ne e’ responsabile, e molti nostre compagne/i pagano a tutt’oggi le conseguenze repressive per questa scelta sovversiva di vita.

Per tali motivi pochi anarchici parteciperanno alla manifestazione, e chi lo fara’ sara’ per ribadire che l’antimilitarismo non e’ campo di campagne elettorali, tantomeno teatrino per spettacolarizzare la volontà d’egemonia di certi movimenti.

Con la nostra libertà non si gioca

Rete veneta di comunicazione anarchica “Aranea”

Primo Maggio Verona

Quest’anno il primo maggio a Verona coincideva con il primo anniversario dell’assassinio,per mano fascista, di Nicola Tommasoli; così è stata occasione per un corteo antifascista che, partendo dal cuore di Veronetta, il quartiere multietnico di Verona, ha raggiunto Porta Leoni il luogo dell’infame e mortale aggressione, sfilando dietro lo striscione “Nicola è ognuno di noi”. Lungo il percorso, sono state effettuate alcune tappe utili per rinnovare la memoria dell’intolleranza: al cinema Enbassi, dove vennero sgomberate alcune famiglie di migranti; a Ponte Navi, per commentare la targa all’onorevole squadrista Nicola Pasetto; davanti alla chiesa di S.Tomaso occupata per alcuni giorni dai rom già scacciati da Boscomantico; il cortile del tribunale da cui furono sgomberati i senzatetto; piazza Viviali, davanti al bar Posta dove lo scorso gennaio avvenne una vile aggressione da parte di un manipolo di tifosi nazi dell’Hellas. All’arrivo a Porta Leoni, il circa mezzo migliaio di manifestanti di varia tendenza -anarchici compresi- ha intonato Bella Ciao, rompendo la normalità degli avventori dei locali di quella zona teatro dell’omicidio. Un omicidio che, iniziando a rimuovere la lapide dedicata a Nicola, in troppi – a partire dal sindaco Tosi – vorrebbero archiviare.