GIORNALISMO DA ULTIMA SPIAGGIA

PICT0016

 

Considerando ormai “fuori gara” i cronisti filo-Tav de «La Stampa», tra le innumerevoli prove di quanto il giornalismo asservito può scendere in basso, quest’estate merita senz’altro una citazione l’articolo comparso alla vigilia di Ferragosto su «Il Giornale» dal titolo “Dalla Tav al Salento il «popolo del No» non va mai in ferie”, a firma di Nadia Muratore, giornalista con un curriculum davvero degno di nota: da collaboratrice di «Polizia moderna» a responsabile dell’ufficio stampa dell’ex ministro Calderoli.
Francamente, va riconosciuto che è difficile concentrare in così poco spazio tante banalità, ben oltre le frontiere del ridicolo, senza alcun altro scopo che cercare di gettare discredito su “l’ultima moda degli antagonisti” che, accipicchia, “paralizzano la crescita”.
L’apertura dell’articolo è classicamente ispirata al paternalismo e deve molto, in fatto di astio e categorie, sia a quel genio di Brunetta (per quanto riguarda gli studenti) che a Grillo (per le accuse verso i pensionati e i pubblici dipendenti).
La tiritera è talmente campata in aria da far arrossire, ma vale la pena riprenderla. Da chi è dunque composto questo “popolo del Non fare”? Risposta: da “Studenti fuori corso – per lo più bamboccioni – impiegati frustrati (…) e pensionati nostalgici”.
A seguire, la “giornalista” cuneese cerca di colpevolizzare e dileggiare comportamenti che qualsiasi persona di buon senso non troverebbe affatto riprovevoli: “arrampicarsi sui tralicci dell’alta tensione, rischiando anche la vita per il proprio ideale” o scegliere di partecipare ad un campeggio di lotta, piuttosto che sprecare le proprie ferie su qualche affollata spiaggia adriatica.
E per cercare di togliere valore etico a queste scelte, la Muratore giunge a insinuare che chi sale su un traliccio lo fa per le telecamere e, quindi, per mero esibizionismo.  Eppure è abbastanza ovvio che simili forme di protesta servono certo ad attirare l’attenzione dei media, ma non su chi le compie, ma bensì sulle ragioni di chi si oppone, e se prima di scrivere simile sciocchezze, la signora si fosse presa la briga di intervistare quei “pirla” di Luca Abbà e Turi Vaccaro, magari avrebbe imparato qualcosa sull’azione non-violenta.
Chissà, forse, le sono bastate le fondamentali lezioni di Bossi sui metodi gandhiani…
A conferma, peraltro, del povertà dei suoi argomenti, cerca pure di scovare presunte contraddizioni nel comportamento di questi bambini capricciosi; impareggiabile l’accusa di soggiornare in tenda in Valsusa d’estate invece che… “d’inverno, quando nevica”(!). E, per far apparire ancora più tremendi questi campeggiatori arriva a scrivere che giungono “con le pietre e le molotov nel sacco a pelo”(!!).
D’altronde, una giornalista che pretende di scrivere di Tav, confondendo l’Alta velocità con l’Alta tecnologia, si commenta da sola.
Eppure, andando oltre le abusate argomentazioni da sindrome Nimby (termine che però forse non conosce), costei qualche spunto di riflessione sulle ragioni di tanti “No” potrebbe trovarlo con facilità pure in rete. Ad esempio, ha mai sentito dire che a Chiomonte la costruzione del cantiere Tav ha già causato l’abbattimento di oltre 5 mila alberi e la rovina del sito archeologico? Conosce la documentazione sulle conseguenze per la salute delle emissioni elettromagnetiche del sistema di comunicazioni Muos? Casualmente, ha saputo che anche il contestato rigassificatore off-shore nel mare di Livorno comporterà per gli utenti un aumento della bolletta da pagare? Per caso, infine, è mai stata colta dal dubbio che lo stato di polizia e il dramma del carcere esistono non solo per il padrone del giornale su cui scrive?
Ma è probabile che dietro le “verità assolute” di questa dispensatrice di malafede, mai vista sorridere, ci sia un’inconfessabile isteria indotta dal vedere che migliaia di persone continuano a pensare, muoversi e resistere, fuori dal controllo dei partiti e contro i governi della devastazione e del saccheggio ambientale.
Tanto vale allora rassegnarsi, magari tornando ai reportage sul Palio delle galline.
Altra Info

VALSUSA: DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO

tronco

C’è un bosco in Valsusa, a Chiomonte, che patisce un’aggressione devastatrice: oltre 5.000 alberi già abbattuti, con castagni di oltre 268 anni d’età, piantati prima della Rivoluzione francese.

Bosco di struggente bellezza che costituiva un importante snodo viario frequentato dal neolitico fino all’epoca moderna fra le Valli di Susa e le vallate del Rodano in Francia.

Bosco che veste importanti testimonianze storiche che dalla preistoria,
passando per il medioevo, fino al 18° secolo, raccontano il nostro modo di stare in un territorio e tracciano la strada per il domani.

Qui, nel giugno del 2011, per impiantare il “sito strategico” la necropoli è diventata piazza di manovra di pesanti mezzi militari, che hanno fracassato le casse lapidee delle sepolture neolitiche.
Settemila anni di storia cancellati da cingoli di guerra nella civile Italia.
Il museo adiacente alla necropoli è ora occupato e adibito a caserma.
I reperti più importanti, trasportati in fretta a Torino, hanno perso la naturale contiguità con il territorio circostante e gli altri reperti che ancora insistono inseriti nel bosco.
Noi, i nostri bambini, mai più potremo sentire quelle cose come nostre!
La Maddalena, a Chiomonte, è un luogo dove il paesaggio, il bosco, il patrimonio storico – artistico coesistevano formando un unicum in cui i vari aspetti e beni vivevano in maniera indivisibile e unitaria: una meraviglia!
Distruggere il bosco e sostituirlo con piattaforme di cemento funzionali allo scavo di un tunnel geognostico, finalizzato alla nuova linea ferroviaria Lione-Torino, che renderanno quel monte sterile è un delitto più grave che spiantare da piazza dei Miracoli la torre di Pisa per impiantarla al Polo Nord.
Andiamo a rileggere l’articolo 9 della nostra Costituzione!
Il bosco non esiste solo come bene paesaggistico o fabbrica di legname, è un bene più profondo, è un “bene comune”, come l’acqua, anch’esso indispensabile alla vita, a tutte le vite, ogni processo chimico è debitore al bosco.
Nessuno, neppure lo Stato, può arrogarsi il diritto di distruggere un bosco. Dovere dello Stato è proteggere il bosco, ogni bosco (che differenza tra il bosco della Maddalena e quello di Castelporziano?) e normarne l’uso per tutelare il bene comune.
Quale diverso trattamento dai media tra il Gezi Park di Istambul esaltato e il bosco della Clarea umiliato.
Promettere una ripiantumazione, nella migliore delle ipotesi fra trent’anni, su un terreno cementificato e stravolto nella sua fisiologica struttura di frana non mitiga la sottrazione-furto del bene comune.
Follia lo studio e le promesse di una nuova collocazione museale dal costo di 800.000 Euro che mai sanerà la ferita del cantiere.
A tutti, donne e uomini di buona volontà, sensibili al futuro, il dovere di difendere quel poco di bosco che ci rimane ed opporci, anche fisicamente, alla logica del profitto e della corruzione. Da un’opera che nella sua genesi porta i semi della distruzione del bello non può derivare che corruzione e morte.

27 giugno 2013 Comitati no tav

Presidio solidarietà per gli arrestati

Riprendiamo da notav.info

E’ stata confermata la detenzione degli arrestati nel corso dell’assedio NO TAV alla Maddalena, assedio cui abbiamo partecipato e che abbiamo pienamente condiviso.

Esprimiamo loro  solidarietà attiva con un presidio che proponiamo in Valle, in contemporanea col presidio che si terrà davanti al carcere delle Vallette. L’appuntamento è per sabato 9 luglio, alle ore 17.30 , a Bussoleno , sul ponte storico di via Fontan.
Che tante bandiere NO TAV sventolino contro la repressione, l’occupazione militare della valle, la grande, mala, costosissima opera. I compagni rinchiusi alle Vallette per aver difeso con noi il futuro di tutti sono tutti noi.

Una lettera o una cartolina puo’ essere molto importante per i ragazzi arrestati, soprattutto se viene dalla valle che resiste!
Facciamoli sentire parte di noi, mandiamo loro i nostri saluti, i nostri pensieri, il nostro abbraccio solidale:

Marta Bifani
Roberto Nadalini
Salvatore Soru
Giancarlo Ferrari

Casa circondariale
Via Pianezza 300

10151 – Torino