DAI FORNI NAZISTI AI ROGHI DEMOCRATICI – Il continuo sterminio dei rom

“Io non offendo nessuno, ma le brigate nere e i fascisti come anche ci sono oggi non sono esseri umani, lei mi scuserà. Anche oggi dove siamo arrivati?”: questo interrogativo lo pose alcuni anni fa, in un’intervista, Mirko Levak, rom kalderash di Marghera. Mirko è morto  lo scorso dicembre ed era, probabilmente, l’ultimo rom superstite del lager di Auschwitz.
Siamo arrivati al punto… di convivere con un genocidio strisciante, le cui ultime vittime si chiamavano Sebastian, Elena Patrizia, Raoul, Eldeban: quattro bambini rom morti a Roma nell’ennesimo rogo di una baracca, proprio come era successo ad Eva, Danchiu, Dengi e Lenuca nell’agosto del 2007 alla periferia di Livorno.
Ci sono infatti genocidi tragicamente noti ed altri sommersi nella storia: sicuramente, tra questi ultimi, quello degli “zingari” si distingue per durata e accanimento, continuando ad essere perpetrato sino ad oggi con argomentazioni pressoché identiche nei secoli.
La storia conosciuta da questi bambini rom o sinti è quella di una normalità fatta di miseria ai margini della sopravvivenza, freddo, sgomberi in serie, soprusi polizieschi, attentati incendiari, ruspe, ratti e insulti razzisti. A due passi dai palazzi del potere, dalle vetrine ricolme, dalle case riscaldate e con l’acqua, dal finto pietismo per i bambini del Terzo Mondo .
Di fronte a questo abisso, per ogni parola di ipocrita commozione istituzionale se ne devono ascoltare cento che confermano una logica di discriminazione che accomuna regimi totalitari e governi democratici.
Il sindaco postfascista Alemanno che, fin dalla campagna elettorale, aveva promesso l’espulsione di “20 mila immigrati più o meno clandestini che hanno violato la legge” e la prosecuzione dello sgombero dei campi nomadi, non ha perso un attimo per chiedere poteri speciali al fine di “chiudere questi maledetti accampamenti abusivi”. Non casualmente ha rivendicato la sua politica con orgoglio degno di miglior causa: “Abbiamo fatto tutto il possibile. Abbiamo chiuso 5 campi tollerati e sgomberato 310 micro-insediamenti abusivi”.
Per lui l’unica soluzione è la deportazione in altri campi “regolari” già sovraffollati oppure in caserme dismesse e tendopoli vigilate, anche se per il nucleo familiare dei quattro bambini sgomberato già due volte non era stata offerta neppure questa alternativa.
Opinione analoga quella del Ministro degli interni, il leghista Maroni, favorevole al concentramento in campi, eufemisticamente chiamati villaggi della solidarietà, al fine di garantire “la sicurezza di chi vive dentro e di chi vive fuori”. In aggiunta, ha rilanciata la “sua” ordinanza per la schedatura di massa di tutti quelli che vivono nei campi.
Il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, ha da parte sua precisato che nelle nuove strutture, oltre ad acqua, luce e gas, sarà assicurato un altro genere di servizi: recinzioni, polizia e vigilanza.
E la giustizia, inesorabilmente, sta facendo il suo corso incriminando i poverissimi genitori dei quattro bambini per “abbandono di minorenni”, in quanto impegnati a cercare qualcosa da mangiare; mentre Melita Cavallo, presidente del Tribunale dei Minori di Roma, ha alimentato il pregiudizio e l’ostilità verso i “nomadi”, facendo credere che tutti i bambini rom sono sfruttati e malmenati dai genitori e che per questo motivo “dar loro denaro significa perpetuare questo stato di vera e propria schiavitù”.
Così ora la gente perbene avrà pure l’alibi legale per negare un’elemosina.

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