Da Firenze

Firenze repressione Nella mattinata di mercoledì 4 maggio, 21 studentesse e studenti medi, universitari ed un lavoratore, sono stati bruscamente svegliati da uomini in divisa. immediatamente sono scattate le perquisizioni, seguite dalla schedatura e dalla consegna di 22 ordinanze di custodia cautelare tra cui 5 arresti domiciliari. Mentre sui maggiori quotidiani e tg nazionali le veline ci narrano di questi “pericolosi anarchici” arrestati perchè violenti e quindi accusati di appartenere ad un’unica associazione a delinquere, uno studio più accurato degli atti accusatori delinea i contorni di un’operazione intimidatoria. Gli atti “criminosi” che sarebbero stati commessi dai giovani compagni sono quasi tutti collocati all’interno delle lotte per il diritto allo studio e contro l’università-azienda. Sono una semplice conseguenza dell’aver condotto una ferma resistenza alle politiche di smantellamento di scuola ed univerdsità ed alla capacità di autorganizzarsi. Non si tratta, però, soltanto di colpire gli studenti in quanto tali, ma c’è la precisa volontà di aumentare il livello repressivo nei confronti di chi9 oggi si oppone con mobilitazioni di massa, cortei, occupazioni ed autogestionii di spazi di socialità e lota. Azioni compiute da migliaia di persone vengono trasformate dal prisma della questura in semplici atti di deliquenza “comune”, quando invece sono stati l’unica risposta possibile al comportamento criminale del governo e dell’unione europea in materia di istruzione pubblica, lavoro, ambiente e politiche sociali.

Non lasceremo che questura e magistrati, attraverso simili montature realizzate ad arte per i media FERMINO LA NOSTRA LOTTA!

COMPAGNE E COMPAGNI UNITI CONTRO LA REPRESSIONE.

Chi semina odio, raccoglie…

Torino 1 maggio. Il PD aggredisce lo spezzone contro la guerra.

 

 

Il servizio d’ordine del PD ha tentato di fermare lo spezzone contro la guerra e il militarismo, promosso da Federazione Anarchica Torinese, Federazione Anarchica del Monferrato, Perla Nera, Zabriskie Point Novara, Collettivo Anarchico Studentesco Torinese. In piazza Vittorio, alla partenza del corteo, il servizio d’ordine degli squadristi democratici del PD ha assaltato il furgone d’apertura degli anarchici. Hanno frantumato il parabrezza e rubato le chiavi del mezzo. Quando gli antimilitaristi, dopo un lungo scontro con i democratici, sono riusciti a riprendersi le chiavi, le hanno trovate spezzate. Gli stalinisti poi, temendo di essere riconosciuti, hanno aggredito un manifestante che stava fotografando il corteo, spaccandogli a pugni la macchina fotografica. Nonostante la violenza incontrata, nonostante il furgone fuori uso, lo spezzone è partito lo stesso per terminare numeroso in piazza San Carlo. Diffusa la notizia dell’aggressione, lo spezzone del PD è stato duramente contestato, insultato e anche schiaffeggiato dai manifestanti. Poi l’azione intimidatoria e repressiva del PD è continuata fuori dal corteo. Un compagno di Alessandria infatti, tornando alla propria auto, si è ritrovato chiodi e viti intorno alle ruote. Questi sono i mezzi adoperati da un partito ora all’opposizione, ma poco tempo fa al potere, che ha sostenuto e finanziato guerre in Afganistan, Iraq e nella ex Jugoslavia. Metodi già utilizzati a Torino nel 1999, quando era presidente del consiglio Massimo D’Alema, per reprimere il dissenso di chi si opponeva ai bombardamenti. Oggi, 1 maggio 2011, non potendo disporre delle truppe dello Stato, hanno assoldato picchiatori prezzolati in divisa rossa e bianca. Dopo questa giornata, resta solo la miseria politica e morale di chi ha il coraggio di scendere in strada il 1 maggio, quando tutto l’anno difende i profitti dei padroni e le guerre degli stati.

Federazione Anarchica Torinese – FAI, Federazione Anarchica del Monferrato – FAI, laboratorio anarchico Perla Nera di Alessandria, circolo Zabriskie Point Novara, Collettivo Anarchico Studentesco Torinese

Verona: Sabato 30 aprile 2011 – Mobilitazione antifascista

per ricordare Nicola Tommasoli a 3 anni dalla sua morte – Piazzetta Tommasoli (porta Leoni – Verona) ore 19.30

 

Nel terzo anniversario della morte di Nicola Tommasoli, g  

li/le antifa veronesi si mobilitano per

 

non dimenticare i fatti del 2008 e le tante,

troppe, altre insorgenze razziste e neofasciste che l’attualità purtroppo ci racconta.

Per non dimenticare, soprattutto, le tante forme di resistenza che ad esse si  

contrappongono.


Alla serata interverranno voci individuali e collettive tra cui:

–  il Coro popolare resistente “Voci di memoria” e il gruppo teatrale;
–  Giampaolo Romagnani, docente di Storia moderna all’università degli studi di Verona;
– i lavoratori della Over Meccanica, che porteranno la loro esperienza di lavoro e di lotta, con cui discuteremo sulla
difficile situazione del mercato del lavoro a Verona;
– gli attivisti impegnati nella difesa e assistenza del popolo palestinese, che presenteranno un video in ricordo di Vittorio Arrigoni;
– gli studenti del Collettivo universitario ;
– alcuni portavoce del movimento antifascista veronese, con interventi, scritti, riflessioni sulla realtà politica locale e in ricordo di Nicola.
– I M.A.P., Movimento Artistico Pesante, accompagneranno la serata con la loro musica.

Verrà allestito un muro/ricordo che ripercorrerà la vicenda Tommasoli dal 2008 ad oggi attraverso fotografie, volantini,
messaggi e una rassegna stampa.

Sarà disponibile anche un buffet popolare.

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Antifascisti/e veronesi

Chi andrebbe fucilato?

In terra veneta, alla ribalta sui media nazionali dopo l’alluvione che ha devastato territori e comunità, accade anche che qualche esponente leghista si permetta di sostenere che in certi casi si dovrebbe applicare la legge marziale. E’ quanto sostiene Muraro subito spalleggiato da Gentilini, già famoso per le sue sparate razziste e xenofobe. Gli illustri politici leghisti hanno parlato di “fucilazione sul posto” commentando alcuni episodi di sciacallaggio ad opera di alcuni migranti. Furto, tra l’altro, smentito il giorno seguente: a quanto pare stavano rovistando tra i rifiuti. L’equazione migranti = malavita, malavita da reprimere preventivamente arrivando a sostenere la loro uccisione non è una novità e pare invece appartenere a buona parte dell’elettorato leghista. I ladri, coloro che rubano, vanno tolti di mezzo. Vi ricordate il manifesto leghista di qualche tempo fa che sosteneva che è “legittimo torturare i clandestini”?
Seguendo la logica leghista dovremmo compiere una strage.

Potremmo partire da Maroni e dalla sua sanatoria, vera e propria truffa ai danni dei migranti che hanno sborsato la bellezza di 500 euro per poter rimanere in Italia per poi in realtà venire cacciati perchè di loro non c’era più bisogno.

Potremmo continuare parlando dei milioni di contratti di lavoro precari e parasubordinati che permettono ai datori di lavoro di trattare persone come merci, non riconoscendo diritti e pagando stipendi da fame. Mezzo legale per derubare. Qui la lista delle teste che cadrebbero si allunga decisamente.

Restando in terra veneta potremmo parlare di come le logiche economiche funzionali agli interessi di pochi nuociano alla maggioranza, leghisti compresi. Sono anni che il territorio viene deturpato e cementificato così, mentre il setore delle costruzioni vola, la collettività subisce le ricadute territoriali di tali speculazioni che si tramutano, complice la voluta assenza di tutela e pianificazione delle comunità, in allagamenti, smottamenti e frane. Coloro che comodamente seduti in poltrona che per gli alluvionati hanno persino donato due gettoni di presenza in giunta regionale (percepiscono il rimborso per ogni presenza oltre che svariati migliaia di euro di stipendio mensili) farebbero meglio a starsene zitti, in primis i leghisti che tengono strette le redini della regione.

Sarebbe ora di smetterla con i miti e le leggende, con la presunta identità venetà di cui andare orgogliosi (sapendo che mi faccio prendere in giro da dei politici ignoranti tanto orgoglioso non lo sarei) e rivolgere l’attenzione invece ai reali problemi che affliggono il nostro tempo. Problemi concreti, che colpiscono anche i leghisti e alla cui base non vi altro che lo sfruttamento perpetrato sugli altri uomini. I confini non sono che dentro il nostro cervello, dovremmo avere il coraggio di fare una volta tanto “il passo più lungo della gamba” e provare a costruire qualcosa di completamente nuovo.

Araneici e Araneichi

Sulla violenza dello Stato a Brescia

Lunedì 8 novembre ore 8:00 del mattino, temperatura esterna 4°, temperatura della villa del ministro degli interni 25° . La cameriera padana (?!) porta la colazione in camera al ministro Maroni, il ministro dal suo letto chiama la questura di Brescia: “tirate giù quei pezzenti a tutti i costi, con tutte le grane che abbiamo al governo ci manca anche lo show di questi che si mettono a ballare il bunga bunga!”. E’ stata una dura notte insonne per il ministro Maroni… la cameriera si è dimenticata di abbassare il termostato dell’intera casa…

Devono aver turbato i sonni leghisti i sei immigrati che da otto giorni stazionano alla meglio su una gru in centro a Brescia. D’altronde, non è proprio il momento adatto per simili “scenate”. I farabutti in parlamento si devono preparare all’ennesima farsa elettorale, il loro apice della democrazia?! Inoltre devono far i conti con l’ennesima inondazione, figlia dei fiumi di cemento e dell’ignoranza topografica che sta distruggendo, per il profitto di pochi, la terra in cui viviamo, quel territorio che a loro piace tanto finchè rimane una pretesto retorico e una risorsa da depredare. Insomma non era proprio il momento! E lunedì è arrivata quasi puntuale la risposta dei burattini del potere: tante botte e censura.
Quando la paura è tanta la risposta dello Stato è sempre la stessa.

Sono stati una trentina i fermati a cui va la nostra solidarietà, così come va a tutti gli invisibili costretti ogni giorno alla paura di essere deportati e incarcerati perchè qualcuno ha deciso che quell’aria che respirano e la terra che calpestano non dev’essere loro.

Infine al vicequestore Ricifari, che ha la pretesa di usare la parola “lavorare in pace” per reprimere, manganellare e deportare nei lager le persone, auguriamo con tutta la cattiveria di cui siamo capaci che i soldi che percepisce vadano in spese mediche inutili.

Araneiche e Araneici

Due pesi, due misure

Lo scorso 13 settembre, in occasione del rituale Padania Day a Venezia, un manipolo di leghisti bergamaschi, in stato di esuberanza alcolica e razzista, entrarono in un bel locale nel centro di Venezia, da tempo gestito da alcuni immigrati, che già l’anno precedente era stato teatro di una scena analoga: altri leghisti, dopo aver mangiato e bevuto, se ne erano andati via senza pagare il dovuto. Quest’anno gli squadristi bossiani invece prima hanno virilmente quanto pesantemente importunato due giovani clienti americane, poi perché erano stati allontanati dai titolari decisero di spaccare tutto e mandare all’ospedale due camerieri, un algerino e un albanese, gridando loro offese razziste; uno dei due ha riportato una prognosi di un mese. Dopo appena qualche indagine, almeno 4 degli aggressori in camicia verde sono stati identificati e recentemente denunciati dalla Digos veneziana per lesioni, danneggiamento e furto, aggravati dalla discriminazione etnica. I quattro aggressori in camicia verde sono risultati essere tutti giovani leghisti della provincia bergamasca, tra i quali un dirigente dei giovani padani, rapidamente scaricati dal partito preoccupato della pessima ricaduta d’immagine.Ora sono in attesa di processo e non ci risulta che siano stati ordinati nei loro confronti provvedimenti restrittivi della libertà; eppure la ben nota imputazione di “Devastazione e saccheggio” era plausibile, visto che per una sede neofascista di Casa Pound messa sottosopra a Pistoia ben 7 antifasciste/i toscani risultano attualmente in stato di arresto proprio con l’imputazione suddetta che prevede pene sino a 15 anni di detenzione.Costituzione di associazione paramilitare: è l’accusa mossa contro 13 appartenenti al sedicente “Autogoverno del popolo veneto”, gruppo venetista, che avrebbero promosso la costituzione di una «polisia veneta» guidata da Paolo Gallina, comandante dei vigili urbani di Cornuda, presso la cui abitazione sono state sequestrate ben 9 pistole automatiche, due fucili e 727 proiettili. Tra gli inquisiti risultano pure Sergio Bortotto, ex agente della Questura di Treviso e designato quale ministro dell’interno dell’Autogoverno del popolo veneto; Eros Biondo, poliziotto in servizio dell’aeroporto di Venezia, e Daniele Quaglia, sino a pochi mesi fa presidente della LIFE. Hanno dichiarato più o meno esplicitamente di non riconoscere lo stato italiano e, in particolare, la legittimità del referendum di annessione del Veneto allo Stato italiano svoltosi nel 1866; eppure nonostante la gravità delle imputazioni, nessuno degli “insorgenti” trevigiani risulta in stato d’arresto.Invece, a Firenze, dopo una serie di perquisizioni numerose presso abitazioni di compagni e compagne appartenenti a centri sociali e non solo, è stato arrestato un antifascista sulla base di un complesso inquisitorio che va dalla detenzione di presunti esplosivi, ai rapporti di solidarietà internazionale, alle iniziative contro la presenza dei fascisti in città, alle iniziative contro Forza Nuova in provincia di Firenze. Il GIP Pezzuti ha pensato bene di tentare la carta dell’aggravante di terrorismo, utilizzando in maniera piuttosto stravagante quanto previsto dal Decreto Pisanu sulla nuova definizione di terrorismo stesso “ Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un’organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un’organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un’organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per l’Italia”.Poco da commentare, purtroppo: teoremi già visti, a senso unico.

Sulla lotta contro il “Dal Molin”

In queste settimane il movimento “No Dal Molin” di Vicenza ha festeggiato le sue “vittorie” con un bel festival condito di bei discorsi e concerti.
Festeggiano e hanno ragione! L’antagonismo moderato e pacificato del presidio ha vinto un bel “Parco della Pace” che sarà per lo più frequentato dalle famiglie degli stessi militari americani che portano la loro idea di “pace” in ogni continente. D’altronde Variati l’aveva detto l’anno scorso proprio da quello stesso palco: “La base si farà. Ma grazie al movimento dei cittadini, la città potrà pretendere dallo Stato le compensazioni di carattere ambientale”. Variati suggerisce, No dal Molin ubbidisce!
E’ una realtà di cui sembrano essersi accorti un po’ tutti, anche gli ex colleghi dell’(a)Variati “«È stato bravo, un artista. Ha preso in giro quelli del No Dal Molin e si è preso i voti. Adesso si sposta al centro e concede tutto agli americani, confezionando anche la bufala del parco della Pace. Politicamente è stato bravissimo: li ha tenuti sulla corda, e poi ha detto: abbiamo fatto tutto il possibile, ma la base non si può fermare…».” Insomma il presidio No Dal Molin s’è fatto fregare, consapevolmente o meno, dal suo sindaco e se ne bea allegramente.
Anche l’area “disobbediente” vicentina ha di che festeggiare: il sindaco, con cui sono andati a braccetto finora, decisamente soddisfatto di come la giusta lotta contro la base non abbia preso una piega “estremista”, ha dato loro in regalo un bello “spazio sociale” (ex Bocciodromo) che potranno ristrutturare a loro uso e consumo.
Ma come altri prima di noi, siamo convinti che una base militare e le disgrazie che si porta appresso siano tali indipendentemente dal fatto che la base sia posizionata sul lato est o ovest di un parco.
E quindi chi non festeggia siamo noi, che con rabbia vediamo Vicenza militarizzata senza nessuna reale opposizione, che abbiamo visto compagni messi a tacere o adirittura minacciati perche’ non seguivano le “pratiche democratiche”, che hanno tentato con forza di bloccare i lavori ma sono stati, a loro volta, bloccati da chi, anche senza la divisa, gioca inconsapevole a supporto dello stato di Polizia.
Come anarchici non possiamo che sentirci vicini al “Comitato Vicenza Est”, a tutti/e coloro che hanno continuato su strade diverse , a tuttei quellequei compagnei che l’antimilitarismo lo vivono, senza grandi clamori mediatici ma con determinazione, giorno dopo giorno.

Aranea

Comunicato di solidarietà ai compagni antifascisti

Esprimiamo nuovamente solidarietà ai compagni condannati per antifascismo in seguito ai fatti del 13 febbraio a Rovereto, quando, cercando di impedire il corteo di Fiamma Tricolore (nel frattempo deviato per la presenza degli antifascisti) vennero caricati pesantemente dalla polizia e tre di loro arrestati.
Ora sono arrivate le condanne e con loro l’ennesima conferma della legge dei due pesi due misure: settimane fa sono stati condannati dei fascisti a due mesi (con condizionale) per aver sfondato un cordone di polizia per una manifestazione non autorizzata a Schio nel luglio del 2006, mentre sono stati dati ben quattordici mesi ai compagni per aver manifestato la propria contrarietà a un corteo di fascisti!!
Non nutrendo alcuna fiducia verso le istituzioni, ci appelliamo al legittimo diritto di resistenza, contro fascisti, razzisti o sbirri al soldo dei padroni.
Solidali con gli incoercibili.