Ancora sulle rivolte inglesi – Corrispondenza da Londra

Well I’m running police on my back
I’ve been hiding police on my back
There was a shooting police on my back
And the victim well he wont come back

What have I done?

tratto da: “Police on my back” – The Clash

Corrispondenza di un compagno veneto da Londra

Credo che negli eventi di questi giorni ci sia di tutto un po’. Il giorno in cui la polizia ha ucciso Duggan a Tottenham, quando hanno parlato di uno scontro a fuoco in cui i poliziotti avevano risposto dopo che Duggan aveva sparato contro un poliziotto che si era salvato perché il proiettile aveva colpito la sua radio (tutto ciò sta cadendo…), la prima cosa che si sono premurati di fare è stato un appello alla calma generale. E’ la prima volta che mi capitava di sentire una cosa così, evidentemente gli apparati polizieschi erano consapevoli di essere in una situazione ‘pericolosa’. Un testimone aveva fin da subito detto che la polizia aveva sparato e ucciso a sangue freddo. Il ragazzo ucciso, aveva dei precedenti ed era armato, era però molto conosciuto nel quartiere. Il giorno dopo la morte di Duggan, c’è stata una dimostrazione di fronte alla stazione della polizia che per ore si è rifiutata di parlare ai famigliari della vittima. Pare che gli incidenti abbiano avuto inizio quando un poliziotto ha spinto o picchiato una ragazzina. Ad una prima lettura, i primi scontri erano una vera e propria rivolta contro la polizia, una reazione alle ingiustizie sbirresche. Questo è stato sicuramente l’elemento scatenante.

Nei giornali i media parlavano degli incidenti dell’85 durante i quali fu ucciso un poliziotto. Molte delle persone che lavorano nella comunità dei quartieri hanno parlato di ‘memoria storica’ tra gli abitanti, una consolidata percezione che la polizia non è lì per proteggerli, ma esattamente il contrario. Questo penso derivi anche dal fatto che ci sono sempre state molte polemiche sulla ‘discriminazione’ delle perquisizioni effettuate dalla polizia. Dopo gli attentati di qualche anno fa, la polizia ha avuto il ‘permesso’ di fermare e perquisire persone per strada se esistevano ragionevoli sospetti. E’ stata introdotta come forma di antiterrorismo, che nei fatti è praticata soprattutto nei confronti di neri e asiatici. Ha quindi creato la consapevolezza di una forma di ‘persecuzione’ poliziesca (“police on my back” cantavano i Clash). Altro elemento è la cultura di aggregazione delle gang che si è sviluppata soprattutto tra i giovani, giovanissimi. Sono quelli che girano con le tute con i cappucci. E’ un fenomeno che si è molto esteso negli ultimi anni, e che ha portato all’escalation del ‘crimine con le lame’, con tantissimi casi di uccisioni a coltellate tra bande o da bande. La risposta del governo Blair è stata unicamente repressiva. Ricordo che ad un certo punto ci fu il problema dell’alto numero di studenti che ‘marinavano’ la scuola, la risposta di Blair è stata di ‘multare’ i genitori!. Gli scontri di Venerdì notte si possono leggere in termini di esclusione sociale, cultura della violenza, scoppio di rabbia. A tutto ciò si può aggiungere che il governo conservatore ha recentemente tagliato pesantemente tutti i servizi sociali, tuttavia è ancora troppo presto perché se ne siano veramente sentite le conseguenze.

Più complesso è quello che è successo nei giorni successivi. Da una parte c’è stata, credo, una forma di ‘emulazione’, dall’altra c’è stata comunque una forma di ‘organizzazione’ con i ‘social network’ su cui adesso stanno discutendo molto. Anche lì le cose sono variate molto da zona a zona, comunque resta il fatto che gli incidenti sono scoppiati nei quartieri più disagiati di Londra Pekham, Lewisham, Brixton. Brian uno dei ragazzi con cui condivido l’appartamento di Londra ha visto uno dei momenti dei saccheggi. La gente che vi partecipava era eterogenea, in larga maggioranza giovani. L’idea principale era opportunismo e non di ‘solidarietà’ o di ‘lotta comune’. Gli incendi poi hanno distrutto le case di molte famiglie, e quelle che abitano sopra i negozi non sono certo le più ‘agiate’. I negozi che hanno saccheggiato sono di tutti i tipi, supermercati di catene, ma anche piccoli negozi, i corner shop che sono quelli di quartiere. Questo ha scatenato anche tensioni di tipo ‘razziale’ tra asiatici (che di solito sono i proprietari di questi negozi) e neri (la maggioranza dei saccheggiatori). In qualche città si sono formate ronde a protezione dei negozi. Di sicuro, la crisi c’entra, adesso processano persone che hanno saccheggiato negozi portandosi via pannolini e bottiglie di acqua. Di sicuro fa emergere una ‘questione sociale’ che si è sviluppata con l’amministrazione Blair (soprattutto con la questione del terrorismo) ed è continuata e peggiorata sotto Cameron. Il governo è preoccupatissimo. In effetti, mentre per le manifestazioni degli studenti o quelle dei sindacati, aveva gli strumenti per ‘canalizzare’ la protesta, in questo caso in mano ha solo la carta della repressione. Ed ha tutte le intenzioni di usarla, sia se dovessero scoppiare altri incidenti, che come vendetta nei processi e non solo. In questi giorni si sta discutendo del fatto che vogliono sfrattare dalla casa popolare uno dei rivoltosi per introdurre il precedente che chi si ribella perde diritto ai ‘benefit’ previsti dal misero stato sociale che è rimasto. Il problema, è che per sfrattare il ‘rivoltoso’ devono sfrattare la madre, che è l’assegnataria.