Verona: presidio contro Casapound

Né Pound né Barbarani

Il fascismo non è poesia

Giovedì 23 febbraio p.v. alle ore 21 nel Palazzo Da Lisca in
piazza Isolo Blocco studentesco renderà omaggio alla poesia
di Berto Barbarani. Lo farà con la partecipazione di un poeta
dialettale veronese e dell’assessore all’edilizia pubblica, ai
rapporti con i veronesi nel mondo, al turismo sociale e alle pari
opportunità Vittorio Di Dio, non si sa in quale veste.
Per la ghiotta occasione i muri dell’università sono stati
tappezzati di manifesti che pubblicizzano l’incontro con in bella
vista il nome dell’assessore del Comune di Verona.
Non sono una novità le affissioni a tappeto di Casa Pound e Blocco
Studentesco che prive di qualunque autorizzazione, stazionano per
settimane senza alcun intervento di rimozione. Immaginiamo che
l’assessore Di Dio si farà carico personalmente del pagamento delle
multe che fioccheranno sui firmatari dei manifesti o forse come per
tutte le ordinanze, i regolamenti e i divieti dell’epoca Tosi vige
un principio di grande discrezionalità.
Discrezionalità che ha caratterizzato anche la concessione della
sala del palazzo Da Lisca: negata ai facinorosi di “Naturalmente
Verona” perché priva dei requisiti di sicurezza per gli incontri
pubblici ma concessa senza problemi ai teneri ragazzotti del
Blocco. Casa Pound e Blocco Studentesco godono del resto a
Verona di grande tolleranza e dichiarati sostegni. Dall’indegna
pagliacciata dentro l’università con sventolio di orrendi
bandieroni neri dello scorso dicembre alle strette di mano tra il
suddetto assessore e la prima fila dei novelli squadristi fuori
dall’università lunedì mattina, le complicità sono evidenti.
Il deserto che è oggi piazza Isolo rende difficile immaginare
quello che è stata: un centro vivo nel quartiere di Veronetta con
la stazione delle corriere, il mercato della frutta e del pesce,
i bar e poi nei locali forzatamente abbandonati in vista di uno
dei tanti dissennati progetti di “riqualificazione”, la nascita
di esperienze politiche e sociali, il rifugio di migranti e senza
casa, la rete di solidarietà e accoglienza che intorno a loro si era creata.
La piazza e i dintorni sono dunque un luogo fortemente simbolico
che, fermo restando che i vecchi e i nuovi fascisti devono rimanere
a fare le loro iniziative nelle proprie sedi, non va insozzato con
certe inquietanti presenze.

Gli/le antifascisti/e veronesi provvederanno quindi, giovedì 23
febbraio, a ripulire il quartiere da tutti i manifesti fascisti
e leghisti, tra l’altro abusivi. L’appuntamento è alle 19
all’università.
Si recheranno quindi in piazza Isolo dove, dalle 20 in poi,
parteciperanno ad una veglia-presidio-reading per l’estinzione
del fascismo, vecchio, nuovo, sociale che sia.

Promemoria – Per non dimenticare la storia di piazza Isolo
Nel 1998, in piazza Isolo, sotto la pensilina della stazione degli
autobus che adesso non c’è più, oltre alla libreria di Giorgio
Bertani, c’erano gli uffici della Brec Viaggi, occupati dal
Kollettivo Porcospino nella primavera di quell’anno e diventati
il c.s.o.a. Isola, e il circolo anarchico “La Pecora Nera”. Fuori,
sotto i portici, vivevano una quindicina di migranti, europei
dell’est e maghrebini, con cui gli occupanti dell’Isola avevano
fatto amicizia, dando loro la possibilità di dormire al copertio e
di utilizzare i servizi igienici. Una situazione durata pochi mesi,
nonostante l’interessamento di Bertani, allora consigliere in prima
circoscrizione, e la presenza della Ronda della Carità.
In maggio l’amministrazione comunale, sindaca Sironi e numerosi
assessori nazionalalleati, sgombera il centro sociale e fa murare
gli ingressi. I migranti tornano fuori, esposti alle ripetute
aggressioni di elementi appartenenti all’estrema destra e agli
interventi della polizia municipale e dell’Amia che sequestrano
loro le coperte e lavano con l’acqua il pavimento del portico (su
questi episodi ci fu un’interrogazione parlamentare di Tiziana
Valpiana). Nel frattempo l’emergenza “igienica” allarma l’opinione
pubblica più dell’emergenza freddo e solo l’operato di Bertani,
aiutato dai ragazzi del Porkospino e dalla Ronda, limita i danni.
Nell’inverno 1998-1999 il circolo “La Pecora Nera” decide di
aprire i propri locali per ospitare i senzatetto. In primavera
i senzatetto tornano a dormire all’aperto. Nella notte tra il 16
e il 17 aprile 1999 una decina di camerati appartenenti a gruppi
diversi dell’estrema destra locale, muniti di ombrelli e bastoni,
effettuano un raid punitivo contro i senzatetto, ferendone uno in
modo grave. Saranno poi fermati grazie alle testimonianze di alcuni passanti.
Intanto si ha notizia del progetto relativo alla costruzione di un
parcheggio sotto piazza Isolo con l’abbattimento della pensilina.
Il circolo anarchico “La Pecora Nera” riceve la notifica di
sgombero. Nell’autunno del 1999 gli anarchici lasciano i locali,
poi sigillati dai vigili urbani.
Torna l’inverno, gli ingressi vengono riaperti e i migranti
tornano nei locali sotto la pensilina. Ci resteranno, tra alterne
vicende e minacce di sgombero, fino all’estate del 2000. Inutili
le pressioni di Giorgio Bertani, che sollecita in circoscrizione
la realizzazione di un’uscita di sicurezza, mentre l’imprenditore
Paolo Favale, che dall’autunno del 1999 garantisce una sostanziosa
colazione a quanti la richiedano, promette di aprire un centro di
prima accoglienza in borgo Roma, cui si opporranno strenuamente
Alleanza nazionale e Lega Nord, con l’attuale sindaco di Verona in
testa. In settembre lo sgombero sembra imminente ma la notte del
14 un incendio divampa nei sotterranei e “Cezarro”, l’immigrato
polacco Cesar Karaboskji o Karwoskji perde la vita.

Antifascisti Veronesi