Il neologismo gentrificazione non indica altro che una serie di processi sociali fortemente connessi alla valorizzazione fondiaria. Soprattutto nelle grandi metropoli europee, la riqualificazione urbana dei vecchi quartieri periferici e popolari innesca dei processi di valorizzazione degli immobili con il conseguente aumento dei prezzi. Tali aumenti tendono ad espellere le fascie sociali che hanno meno potere di acquisto, quindi molto spesso gli anziani, i migranti, i precari e le giovani coppie.
La Berlino dei primissimi anni ’90 rappresentava un terreno di speculazione molto appetibile. La caduta nel muro aveva infatti reso disponibili interi vecchi quartieri soprattutto nella parte Est. I grandi proprietari immobiliari capirono prima di molti altri che cosa stava diventando Berlino e utilizzarono proprio la potenza creatice degli abitanti per i propri tornaconti. Ad esempio furono affittati a prezzi ridicoli centinaia di metri quadri di spazi espositivi a giovani artisti, soprattutto in aree di scarso pregio. Gli artisti attirarono in seguito turisti, altri artisti, persone che venivano spinte fuori dalle aree centrali a causa della gentrificazione e furono proprio queste persone a costruire splendidi quartieri che presto attirarono la classe media e poi i ceti più agiati.
Da qui l’apparente paradosso su cui poco si ragiona: sono le scelte della collettività a generare il valore sociale e conseguentemente economico. Le scelte collettive, i modi di vita, sono ciò che rendono possibili i superprofitti per pochi speculatori.
La notte del 2 Febbraio a Friedrichshain , quartiere popolare nel centro-est berlinese, un ingente numero di poliziotti giunti da tutta la Germania ha sgoberato una delle realtà autogestite berlinesi, il Liebig14. Lo sgombero è durato circa cinque ore dopo i compagni e le compagne che abitavano nello spazio si sono asserragliati all’interno. I circa tremila sbirri hanno praticamente isolato il quartiere dal resto della città tramite posti di blocco, impedendo a chiunque di entrare e di uscire, tenendo alla larga tutti coloro che volevano portare solidarietà e aiuto, tenendo a bada persino le telecamere dei media. Agenti in borghese hanno presidiato per giorni gli altri spazi sociali cittadini, identificando chiunque “sospetto” transitasse nei dintorni. Migliaia di solidali, giunti da tutta la Germania, non riuscendo a raggiungere il Liebig14 si sono quindi dispersi nei quartieri di Kreutzberg e Friedrichshain generando violenti scontri con le forze dell’ordine.
Pochi giorni fa ho avuto l’occasione di scambiare alcune considerazioni con i compagni di Liebig14. Nonostante lo sgombero il morale è comunque alto. La solidarietà è giunta loro da tutta Europa e molte persone del quartiere hanno portato loro solidarietà diretta, manifestando preoccupazione per quanto sta accadendo. Lo sgombero di Liebig14, che sorge non a caso nel centro del quartiere, è forse un indice che il processo di gentrificazione è nuovamente in atto. La difficoltà di innescare delle lotte contro la gentrificazione deriva anche dal fatto che i processi che la determinano sono di lungo periodo e vanno via via a selezionare persone diverse. Il nemico è invisibile e si insinua all’interno del tessuto sociale: è in ogni luogo e in nessuno, pronto a cogliere l’occasione migliore per generare profitto. Però, almeno in questo caso, molti all’interno del quartiere hanno avuto l’occasione per verificare di persona quello che il movimento degli squatters berlinesi va ripetendo di anni: la violenza del capitalismo e delle istituzioni complici. Caro cittadino: preparati, è solo una questione di tempo!
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http://liebig14.blogsport.de/
http://reporter.indivia.net/sgomberato-il-liebig14-a-berlino/