Sulla violenza dello Stato a Brescia

Lunedì 8 novembre ore 8:00 del mattino, temperatura esterna 4°, temperatura della villa del ministro degli interni 25° . La cameriera padana (?!) porta la colazione in camera al ministro Maroni, il ministro dal suo letto chiama la questura di Brescia: “tirate giù quei pezzenti a tutti i costi, con tutte le grane che abbiamo al governo ci manca anche lo show di questi che si mettono a ballare il bunga bunga!”. E’ stata una dura notte insonne per il ministro Maroni… la cameriera si è dimenticata di abbassare il termostato dell’intera casa…

Devono aver turbato i sonni leghisti i sei immigrati che da otto giorni stazionano alla meglio su una gru in centro a Brescia. D’altronde, non è proprio il momento adatto per simili “scenate”. I farabutti in parlamento si devono preparare all’ennesima farsa elettorale, il loro apice della democrazia?! Inoltre devono far i conti con l’ennesima inondazione, figlia dei fiumi di cemento e dell’ignoranza topografica che sta distruggendo, per il profitto di pochi, la terra in cui viviamo, quel territorio che a loro piace tanto finchè rimane una pretesto retorico e una risorsa da depredare. Insomma non era proprio il momento! E lunedì è arrivata quasi puntuale la risposta dei burattini del potere: tante botte e censura.
Quando la paura è tanta la risposta dello Stato è sempre la stessa.

Sono stati una trentina i fermati a cui va la nostra solidarietà, così come va a tutti gli invisibili costretti ogni giorno alla paura di essere deportati e incarcerati perchè qualcuno ha deciso che quell’aria che respirano e la terra che calpestano non dev’essere loro.

Infine al vicequestore Ricifari, che ha la pretesa di usare la parola “lavorare in pace” per reprimere, manganellare e deportare nei lager le persone, auguriamo con tutta la cattiveria di cui siamo capaci che i soldi che percepisce vadano in spese mediche inutili.

Araneiche e Araneici