Può apparire come una storia lontana dal nostro presente, ma gli alberi del viale dei Martiri con i nomi dei 31 partigiani che vi furono appesi testimoniano quanto in realtà quei giorni di settembre restano vicini a noi, nel tempo e nello spazio.
Eppure, in troppi vorrebbero considerare come una pagina chiusa quanto accadde tra il 21 e il 27 settembre 1944 sul Grappa, a Bassano e in tante altre frazioni.
Nel corso della lunga rappresaglia, secondo alcune stime, furono circa 400 le persone (tra le quali anche ragazzi, anziani e disabili) fucilate, impiccate o arse vive, come resistenti o presunte tali, per mano di reparti nazisti e fascisti; mentre altre 500, catturate durante i rastrellamenti, vennero deportate nei lager.
I boia indossavano le uniformi tristemente note dei peggiori reparti tedeschi tra i quali le SS-Bozen, il Luftwaffen-Sicherungs Regiment Italien, l’Ost-Batallion 263, il Kommando Andorfer delle SS; ma anche le infami divise italiane della Repubblica di Salò appartenenti alla Legione Tagliamento, alle Brigate Nere, alla GNR, alla X Mas.
Dopo la Liberazione, per tali “eroiche” imprese, la cui logica terroristica era quella di stroncare la resistenza di chi si opponeva all’ordine di Hitler e Mussolini, le responsabilità individuali sarebbero state presto cancellate dall’amnistia firmata da Togliatti o sepolte negli armadi della vergogna. Ed ancora oggi si vuole attenuare il ricordo di tale strage in un clima di ipocrita pacificazione nazionale, come testimonia la vergognosa lapide posta sotto il Comune di Bassano in cui, confondendo carnefici e vittime, guerre fasciste e lotta di liberazione, si commemorano indistintamente i “caduti per la patria nelle guerre del decennio 1935 – 1945”.
Da parte nostra, rinnovando la storica e intransigente opposizione anarchica al fascismo, preferiamo ricordare quell’esperienza con le parole della partigiana Flavia Tosi:
“/Non si può fingere che il nostro nemico principale fosse solo il tedesco e non soprattutto il fascismo e la Repubblica Sociale Italiana (…) Io il periodo partigiano l’ho vissuto con la consapevolezza di stare combattendo una guerra civile, non ne ho mai avuto il minimo dubbio e sono orgogliosa di avere partecipato a una lotta per la libertà che, proprio perché c’è stata continuità dello stato tra fascismo e post-fascismo, è ben lungi dall’essere terminata/”.
*PIEGARSI VUOL DIRE MENTIRE *
*RESISTENZA E’ ORA*
Aranea – Rete veneta di comunic-azione anarchica